mercoledì 30 gennaio 2008

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sabato 26 gennaio 2008

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venerdì 25 gennaio 2008

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martedì 8 gennaio 2008

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FANO La cena nella sala degli spettacoli, da giorni al centro di una rovente polemica, aveva già spaccato la Fondazione Teatro. L'iniziativa del Leo Club fanese, organizzata per finanziare la biblioteca Federiciana, fu il motivo del famoso screzio tra il sovrintendente Simone Brunetti e il direttore amministrativo Claudio Giardini, sostituito qualche giorno dopo.
La voce sulla genesi della litigata era già nota e ora ha ripreso vigore, confermata da autorevoli fonti, insieme con le crescenti contrarietà alle cena a teatro, sabato 19 gennaio. L'iniziativa arrivò all'ultimo momento al Consiglio della Fondazione, senza che ne fosse informato il dirigente della biblioteca da beneficiare, lo stesso Giardini, il quale fece le sue rimostranze.
La serata del Leo Club ha un motivo nobile, il problema è la scelta della sede. A detta di molti la neoclassica sala degli spettacoli non è il posto adatto a una cena, a meno che non si voglia ostentarne l'elemento esclusivo. Dall'agitata riunione del Cda Fondazione era emersa anche un'altra perplessità: perché raccogliere fondi per la sala lettura della biblioteca, quando entro breve quel servizio sarà trasferito alla mediateca dell'ex Luigi Rossi?
Valentino Valentini (Pd) incalza: «Chi paga le spese?». Finanziare la biblioteca è, inoltre, «come dire che il Comune non ha i soldi e deve ricorrere alla beneficenza»". Insomma, un boomerang per l'assessore alle Finanze, Mirco Carloni, responsabile delle Politiche giovanili e quindi proprio colui che ha concesso il patrocinio alla contestata cena. «Cosa ci sta a fare - chiede Aldo Scalera, segretario Sdi - il sindaco Stefano Aguzzi, che è anche assessore alla Cultura? Servirà ai tavoli assieme alla giunta, oppure provvederà subito a fondi adeguati per le strutture culturali fanesi?».

domenica 6 gennaio 2008

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di OSVALDO SCATASSI

FANO - Cena nella sala degli spettacoli, l'opposizione chiede il conto all'Amministrazione fanese e alla Fondazione Teatro (Ft). Lievita di giorno in giorno la polemica sull'uso del teatro per l'iniziativa del Leo Club, che ha organizzato una raccolta di fondi a favore della biblioteca Federiciana. Critiche dall'ex assessore comunale alla Cultura, Davide Rossi, che rimprovera al sindaco Stefano Aguzzi, al vice presidente di Ft Paolo Bonetti e soprattutto all'attuale assessore alle Politiche giovanili, Mirco Carloni, di avere avallato "uno sgradevole precedente, trattando il teatro alla stregua di un ristorante". Proprio Rossi, quando era ancora in carica, aprì le porte del teatro al gemellaggio con il Carnevale. "Parliamo però - afferma l'ex assessore - di un'iniziativa del tutto diversa. Anche noi avevamo pensato di organizzare il rinfresco in platea, ma l'idea è stata esclusa per una questione di buon gusto e di sicurezza. Si trattò, comunque, di uno spuntino frugale nel foyer, subito dopo un'opera musicale e non di una cena con ballo nella sala degli spettacoli, come propone il Leo Club. Il teatro non è un luogo sacro, ma utilizzarlo così mi sembra assurdo. Da adesso in poi tutti potranno chiedere di cenare e ballare a teatro, a quel punto sarà antipatico dire di no e soprattutto spiegare in base a quali criteri si accettino alcuni e si rifiutino altri". Come assessore alla Cultura, Rossi era anche vice presidente di Ft: "Mi ricordo che approvammo un regolamento sull'uso del teatro e per iniziative simili a quelle di sabato 19 i privati sono tenuti a pagare l'affitto. A questo punto vorrei sapere: chi paga l'affitto, il Leo Club oppure le Politiche giovanili? I soldi per una serata privata sono privati o pubblici? Per concludere, mi unisco all'appello del Bartolagi. I giovani del Leo Club rinuncino al teatro e organizzino la cena in un luogo più adeguato, come un ristorante, altrimenti rischiano la figura di chi si nasconde dietro a una nobile finalità solo per esibire il proprio stato sociale". Ai Repubblicani europei piace "che i giovani si interessino alla biblioteca, ma è curioso che per farlo si debba organizzare un cenone nella platea dello storico teatro della Fortuna". La nota ricorda, inoltre, che l'indispensabile impianto antincendio della Federiciana "non è ancora stato finanziato dall'Amministrazione". La difesa del Leo Club ("l'iniziativa è strumentalizzata sotto l'aspetto politico") è quindi giudicato "una foglia di fico per coprire un privilegio riservato a pochi: cenare sulla platea di un teatro storico, con il rischio di vedere volare, come già accaduto altrove, piadine, salsicce ed erba sui commensali, a maggior gloria della cultura e dell'arte".

sabato 5 gennaio 2008

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di OSVALDO SCATASSI

FANO - La cena organizzata a teatro dal Leo Club di Fano è "strumentalizzata" sotto l'aspetto politico. «Non lo accetto», interviene Federico Migliori, il presidente dell'associazione, che difende «il lavoro di giovani fanesi impegnati nel sociale». «Credo che sia poco decoroso - aggiunge - attaccare questo tipo di attività». C'è, però, chi invita a un passo indietro i soci del Leo Club. «Scegliete una sede diversa dal teatro; vostro malgrado, senza averne la maggiore responsabilità, rischiate di cucirvi addosso un'immagine negativa, perché a Fano sta crescendo l'insofferenza verso la vostra iniziativa», argomenta Luciano Polverari, dell'associazione Bartolagi. La discussa serata è in programma sabato 19 gennaio e inaugura il Carnevale 2008. Cena sul praticabile, una pedana di legno al posto della platea, poi il ballo. Patrocinano assessorato comunale alle Politiche giovanili, Ente Carnevalesca ed Ente Manifestazioni. Il ricavato servirà per finanziare la biblioteca Federiciana. Grazie a un'altra iniziativa, l'anno scorso, il Leo Club ha acquistato un'auto-medica per i volontari l'associazione Antares. «La politica - prosegue Migliori - nulla c'entra con la raccolta di fondi, tanto più che una cena di beneficenza con musica non può essere considerata un pretesto per innescare dibattiti politici a noi totalmente estranei. Da parte nostra garantiremo, come sempre, il massimo della serietà e della correttezza». Si rischia di confondere i termini della polemica. Il problema sollevato dalle critiche non riguarda il contenuto (cioè la raccolta di fondi) ma l'uso del contenitore. Il succo delle eccezioni è questo: i cenoni si fanno al ristorante, non a teatro. E di questo parere è anche Polverari, che difende Samuele Giombi, consigliere della Fondazione Teatro e il primo a dissentire, dal richiamo all'ordine del vice presidente Paolo Bonetti: «Come ormai spesso accade, colpevole è chi fa la denuncia, non chi commette l'errore». Forti perplessità, dunque, su questa iniziativa organizzata dai "giovani bene" di Fano, che Polverari ritiene "molto cari" all'assessore alle Politiche giovanili, Mirco Carloni, e che chiedono di "ballare e banchettare a teatro, naturalmente per scopi benefici". «Dal punto di vista culturale - conclude Polverari - il banchetto in platea è coerente con la rinuncia di questa Amministrazione a Dario Fo, a favore delle sorelle Lecciso, e con un'idea di società dove le differenze sociali sono orgogliosamente esaltate come avveniva in un passato ancora non sepolto».

mercoledì 2 gennaio 2008

UNIVERSITA' DI URBINO - WAFER ZOO S.R.L.

Quanto è libera l'Università di Urbino?

Il Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano diffonde in questi giorni il testo di una lettera inviata al preside dell'Istituto di scienze e tecnologie dell'Università di Urbino.

L'oggetto è il coinvolgimento, come consulente privato della ditta Wafer zoo S.r.l., di un docente dell'istituto, guarda caso lo stesso che pochi mesi fa presentava alla stampa un "progetto pilota" universitario sullo sfruttamento delle biomasse... che avrebbe voluto come protagonista (o monopolista?) la progettata centrale Wafer zoo S.r.l. di Schieppe di Orciano. Quest’ultima, da tempo contestata dai cittadini, è rifiutata dalle amministrazioni locali - che si sono già rivolte a docenti di altri atenei per ottenere consulenza - e dall’Amministrazione provinciale, per la grave compromissione della qualità dell'aria, dell'ambiente e della salute che la stessa determinerebbe, ed ha riscontrato la disapprovazione anche da coloro che in Italia si occupano sì di energie rinnovabili ma con attenzione all'ecologia".

Al Signor Preside

della Facoltà di Scienze e Tecnologie della

Università degli studi di Urbino, prof. Stefano Papa



e, per conoscenza,

al gentile Rettore della Università degli studi di Urbino, prof.Giovanni Bogliolo

al gentile Prorettore, prof. Mauro Magnani

ai componenti del Consiglio di amministrazione della Università





Egregio Signor Preside, chi Le scrive lo fa per informarLa sulla vicenda della progettata “centrale a biomasse” della ditta Wafer zoo S.r.l. con sede a Orciano di Pesaro.

Ciò perché è nostra intenzione supplire a carenze di informazione che abbiamo potuto rilevare da articoli di quotidiani locali nei quali sono presenti dichiarazioni di docenti della Sua Facoltà[1]. E questo anche per introdurre un tema, caro a molti di noi cittadini: quello della libertà ed autonomia della ricerca scientifica nelle università italiane, in primis nell’Ateneo a noi più vicino e caro, l’Università degli studi di Urbino.

La centrale Wafer zoo S.r.l., sottoposta a Valutazione di Impatto Ambientale solo dopo essere stata prescritta (?!) dalla Regione Marche quale “adeguamento” del mangimificio esistente, ha in un primo momento ottenuto il giudizio favorevole di compatibilità ambientale da parte della Regione, e successivamente è stata soggetta all’annullamento dell’autorizzazione paesaggistica da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Marche di Ancona[2]. In seguito, sia il TAR delle Marche[3]che il Consiglio di Stato[4] hanno respinto le istanze di sospensiva del decreto di annullamento avanzate dalla ditta e dalla Regione Marche. Inoltre, la Conferenza dei Servizi decisoria A.I.A. - Autorizzazione Integrata Ambientale, convocata dalla Regione Marche in data 01.03.2007, ha registrato i voti contrari di ben due enti su tre (Provincia di Pesaro e Urbino e Comune di Orciano di Pesaro) ed ha acquisito i pareri contrari dei Sindaci – in veste di Autorità Sanitarie - di Saltara, Montemaggiore al Metauro, Barchi, Serrungarina, Sant’Ippolito, comuni riconosciuti come direttamente interessati dagli impatti dalla stessa Regione Marche. Ma c’è di più: contro la realizzazione dell’impianto si sono finora registrati decine di atti dei Consigli Comunali della valle del Metauro, del Consiglio e della Giunta Provinciale, del Consiglio Regionale, del Consiglio della Comunità Montana del Metauro, che ha addirittura convocato, in data 31.01.2007, un’assemblea di tredici Consigli Comunali e del Consiglio Comunitario per prendere posizione ancora più netta contro l’impianto.



In questi ultimi anni, la resistenza a ché l’impianto Wafer zoo S.r.l. venisse autorizzato, si è sempre basata sui dati di progetto stessi, che parlano INCONFUTABILMENTE, in quanto dati[5] , di un peggioramento della qualità della vita e dell’aria inaccettabile in una vallata le cui uniche, presenti e reali, possibilità economiche sono quelle dell’agricoltura di qualità, dell’agriturismo, del turismo, del recupero dei borghi rurali e del ripopolamento delle frazioni, dell’artigianato[6] .



Anche se fin dal 2004, con sicumera, la proprietaria di parte dell’area interessata Agripower S.r.l. pubblicizzava sul suo sito in inglese e tedesco la centrale Wafer zoo S.r.l. come praticamente già realizzata[7] , nessun cittadino, amministratore, imprenditore della vallata era mai stato compiutamente informato circa i dati di un progetto così lesivo dell’ambiente naturale e dell’economia sviluppata e implementabile in zona: ciò ha innanzitutto rotto ogni credibilità, inficiando qualsiasi tipo di richiesta di fiducia presentata tardivamente, e spesso anche con toni arroganti e offensivi[8], dalla ditta Wafer zoo S.r.l. nei confronti degli abitanti dei Comuni che sarebbero stati interessati dalle ricadute negative di vario tipo di quello che poi è subito stato definito “l’ecomostro di Schieppe di Orciano”.

I fatti hanno profondamente indignato la cittadinanza, che si è sentita il diritto ed il dovere di informarsi da sé, nella persona dei cittadini e delle amministrazioni locali, onde evitare d’essere cavia di decisioni prese altrove.



Ci lasci accennare ad alcune delle inesattezze che abbiamo riscontrato nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa da un docente della Sua Facoltà, e chiederLe delucidazioni in merito al coinvolgimento di quest’ultima in un progetto di “promozione e valorizzazione” della centrale Wafer zoo S.r.l., sicuri che Lei vorrà a sua volta informarci sulla realtà organizzativa ed economica degli accordi tra la Sua Facoltà e la ditta Wafer zoo S.r.l.

Il 30 maggio di quest’anno sono stati pubblicati su due quotidiani locali, il Messaggero ed il Corriere Adriatico, due articoli che davano conto della presentazione di un accordo di collaborazione scientifica tra Università degli studi di Urbino, Enea, e Wafer zoo S.r.l., per la promozione della centrale progettata dalla medesima Ditta. I titoli giornalistici illustravano l’avvenimento come si trattasse di un evento pubblicitario a beneficio di Wafer zoo S.r.l., e non di un intervento scientifico a favore dei produttori di energia da biomasse. Questo vista la mancanza di soggetti differenti dai protagonisti del “progetto pilota” (quello Waferzoo) che potessero dar conto di una strategia generale a favore delle fonti rinnovabili e volta ad assecondare tutti i possibili altri soggetti interessati ed altre tipologie di intervento, bensì solo Wafer zoo S.r.l., quale monopolista della raccolta delle “biomasse potenzialmente disponibili”.

Varie le affermazioni poco chiare negli articoli e che ci permettiamo di commentare. Innanzitutto la dichiarazione del prof. Orazio Attanasi, la cui disciplina di appartenenza non era specificata, secondo il quale l’impianto sarebbe associato, da coloro che vi sono contrari, “pretestuosamente ad un impianto di smaltimento di rifiuti”.

Dichiarazione evidentemente fatta per sminuire la scientificità e la buona fede della posizione assunta da cittadini ed amministrazioni, e dettata forse non dalla lettura dei documenti ma dal “sentito dire”. Rispetto a ciò vorremmo da subito chiarirLe che l’impianto Wafer zoo S.r.l. è stato sempre censurato, in quanto nocivo, a partire dai dati di progetto, e che il fatto che la Legge italiana consenta di incenerire anche la frazione organica dei rifiuti, definendoli come biomasse[9] , è semmai UNA RAGIONE IN PIU’ per opporsi all’impianto, e non la base logica degli atti fin qui citati e delle iniziative a carattere informativo promosse.

Oltretutto le dichiarazioni della Ditta, cioè che nell’impianto verrebbero incenerite solo biomasse di origine vegetale, ben poco valore hanno, stimato l’impegno economico (ed il pesantissimo impegno agricolo)[10] del progetto, rispetto alla certezza delle libertà imprenditoriali consentite, purtroppo, dalla Legge.



L’attività dei cittadini, anche organizzati nel Coordinamento dei comitati, e degli enti locali ha inoltre palesato la RAGIONEVOLE resistenza di istituzioni, imprenditori, popolazione, associazioni dei consumatori, produttori agricoli, produttori di energia da biomasse[11], alla costruzione di centrali simili a quella da progetto Wafer zoo S.r.l., per motivi di eco-compatibilità, e non in un’ottica di “cieca” opposizione alle biomasse come affermato dal dott.Antonio Ricci nello stesso articolo sopra citato: “gli amministratori che si schierano contro le biomasse o sono in malafede oppure sono ignoranti” ma in ragione di considerazioni dettate dal buon senso e dalla conoscenza di strategie possibili e differenti dalle intenzioni di Wafer zoo S.r.l..



Ci pare inoltre che il prof. Attanasi volesse esprimere una sua visione più politica che scientifica della situazione locale, ben al di là oltretutto delle sue competenze specifiche: “si fa perdere un’opportunità al territorio, che produce solo il 3-4 % di quello che consuma”. Come se quel progetto fosse un’opportunità imperdibile, come se di fronte a problematiche così delicate occorresse subito genuflettersi alla prima proposta presentata da una ditta privata, proposta oltretutto che SOLO IN SEGUITO ha cercato giustificazioni “strategiche” e “democratico-ecologiche” (ad es. le promesse di corretti monitoraggi ambientali, quando già da ora l’impianto di essiccazione Wafer zoo S.r.l. risulta in debito con questi)[12].



Ci lasci dire che ci stupiamo che l’Università di Urbino, nella persona di un Suo docente ed addirittura di un intero Istituto, si trovi affiancata ad un privato in una campagna che lo vede contrapporsi non solo ad un’infinità di istituzioni e comunità locali, ma persino avvalorando con la Sua presenza le discutibili dichiarazioni degli investitori nel progetto, o del progettista stesso che afferma, inconsapevole della grave situazione della qualità dell’aria in Provincia, che “il progetto permetterà alla nostra provincia di rispettare gli accordi di Kyoto”, senza rendersi conto che le necessità attuali e reali, ormai globalmente riconosciute, non sono quelle di un “pareggio” di CO2 bensì del miglioramento della qualità dell’aria!

E lo stupore si fa amarezza solo a considerare che gli enti locali ed i cittadini del territorio, nell’opporsi all’approvazione del progetto, sono già ricorsi alla consulenza di esperti e docenti di altri atenei italiani ed esteri evitando di ricorrere all’Università di Urbino[13].



Forse Lei saprà che dal 2005 la Ditta in questione è rinviata a giudizio, nella persona del suo amministratore e congiuntamente a tre funzionari regionali, per una truffa da un milione di euro alla Comunità europea.[14] Nel medesimo tempo questa ha avviato una serie di procedimenti legali nel tentativo di difendere la liceità dell’iter di autorizzazione della centrale, fortemente inficiato da irregolarità di vario tipo [15] , ricorsi per i quali si è giovata di relazioni tecniche commissionate allo stesso docente universitario della Sua Università e della Sua stessa Facoltà che ha presentato alla stampa l’accordo prima citato! [16]

Per questo motivo, e per avvalorare la tesi che la Sua Facoltà sia ancora credibilmente obiettiva nella ricerca scientifica, ed in questa libera da condizionamenti che indirizzino al di fuori dell’interesse collettivo le strategie d’uso delle fonti rinnovabili, Le chiediamo:
  1. In cosa consiste praticamente l’accordo siglato e del quale ha dato notizia la stampa, qual è la sua consistenza economica, il programma ed i docenti incaricati?

  2. La lotta contro l’impianto di Schieppe è anche un’ occasione per i cittadini, per chiedere agli amministratori una diversa politica dell’energia, più rispettosa degli ecosistemi e delle esigenze locali. La Sua Facoltà, operando con Wafer zoo S.r.l. nella promozione di un impianto simile, quanto è vicina ai cittadini?
Facciamo questa ultima domanda a Lei, come occorrerebbe fare a coloro che nel nostro Parlamento operano apertamente od occultamente a favore delle centrali di taglia medio grande, sia nucleari che a rifiuti che a biomasse, per difendere gli interessi finanziari dei grossi gruppi industriali, a scapito dell’ambiente e del controllo dei cittadini sui processi di produzione e vendita dell’energia.

E ci ostiniamo a voler credere che l’Università degli studi di Urbino, ora non più “libera” ma statalizzata, sia comunque ancora vicina alle esigenze delle comunità locali, a beneficio di tutti.



Con ossequi,

Francesca Palazzi Arduini

Anna Rita Profili

Giampaolo Baldelli

Luigi Stortiero



per il Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano.

segreteria@comitatinrete.it
Orciano di Pesaro, lì 1 Gennaio 2008




[1] Il Corriere Adriatico, 30 maggio 2007, “La Wafer zoo chiama a raccolta l’Università e l’Enea a sostegno del suo impianto”. Il Messaggero, 30 maggio 2007 “Wafer zoo, progetto con Enea e Università”
[2] Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Marche di Ancona, atto Prot. 4038 del 15.03.2007 – “E’ annullata l’autorizzazione paesaggistica di cui al decreto n. 4/VAA.08 del 12.12.2006 […] rilasciata dal Dirigente della P.F. Valutazioni e autorizzazioni ambientali del Servizio Ambiente e Difesa del Suolo – Giunta Regionale della Regione Marche – Dott. Geol. David Piccinini […] per sviamento e travisamento, per difetto di istruttoria, per inadeguata motivazione, per violazione del principio di leale cooperazione, per manifesta illogicità ed incongruenza, per illegittimità ed eccesso di potere, in ordine alla compatibilità delle nuove opere con i valori paesistici ed ambientali del luogo, di dichiarato interesse pubblico
[3] Ordinanza TAR Marche 214/2007 – “Ritenuto che non sussistono i presupposti di cui all’art. 21 della legge n.1034/1971, in quanto il pregiudizio lamentato non è irreparabile né grave, in comparazione con quello perseguito dal provvedimento impugnato, ed i motivi di gravame necessitano di un più approfondito esame in sede di decisione di merito, anche a seguito delle argomentazioni difensive dedotte dalle parti resistenti; P.Q.M. RESPINGE la suindicata domanda di sospensione”.
[4] Ordinanza Consiglio di Stato 5310/07 - “Ritenuto che non susistono i presupposti per l’accoglimento dell’appello cautelare non emergendo estremi di danno nella sfera dell’appellante tali da giustificare la compromissione del sito tutelato nelle more della decisione nel merito della controversia; P.Q.M. Respinge l'appello (Ricorso numero: 7375/2007)”.
[5] I dati sono desumibili dalla Tabella B.1 allegata al decreto A.I.A. 24DP/4 del 29.11.2004, relativa a qualità, limiti e controlli alle emissioni della centrale a biomasse prescritta. Dalla Autorizzazione nr. 298/AMB/TR del 02.09.1998 ex art. 7 del D.P.R. 203/88 relativa a qualità e concentrazioni delle emissioni autorizzate per il mangimificio esistente. Dal Rapporto istruttorio A.I.A. 24/DP4 del 29.11.2004 – Pagg. 22 e 23 (Livelli di emissione attuali dichiarati per l’anno 2003: Polveri 1,36 tonn/anno, Ossidi di azoto 1,30 tonn/anno).

I livelli di emissione ad impianto modificato con centrale a biomasse - Emissione E1 (Camino di conbustione delle biomasse) segnalano:

- Polveri 31,3 tonn/anno

- Monossido di carbonio 149,7 tonn/anno

- Ossidi di azoto 316,0 tonn/anno

- Anidride solforosa 99,8 tonn/anno

- Acido cloridrico 16,6 tonn/anno

- Carbonio organico totale 29,9 tonn/anno

- PCDD/PCDF <0,17*10-6 biz="">
[8] Wafer zoo S.r.l. ha rivolto in data 2-08-2006 una diffida ad alcuni tra le tante centinaia di firmatari di un’istanza rivolta agli enti preposti, diffida alla quale ha replicato il legale incaricato dai cittadini, Avv. M.R. Mazzi
[9] Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 - Art. 2 - Ai fini del presente decreto ….per biomasse si intende: la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani. - Art. 17 ….sono ammessi a beneficiare del regime riservato alle fonti energetiche rinnovabili i rifiuti, ivi compresa, anche tramite il ricorso a misure promozionali, la frazione non biodegradabile ed i combustibili derivati dai rifiuti (C.D.R.).


[10] Da verifiche fatte sui dati del Pear circa la disponibilità di biomasse a scopo energetico nella regione Marche, ed in base al riscontro effettuato presso l'Istat, è possibile affermare che quanto scritto dai Tecnici regionali redigenti il Decreto di VIA per la centrale Waferzoo srl ("In base ai dati Istat la disponibilità di biomasse per l'impianto è di 5 volte superiore nel raggio di 50km") è in realtà basata su di una proiezione Pear fatta sulla produzione agricola marchigiana 2000 censita Istat (vedi SAU), proiezione resa avulsa dalle considerazioni del Pear (considerazioni sugli usi del totale della "disponibilità di biomasse agroforestali" Pear, cap.6) in modo da poter essere usata come credibile solo per giustificare la possibilità utopica di approvvigionare costantemente l'impianto di Schieppe di Orciano con biomasse vegetali.

[11] L'esperienza italiana ed europea, al contrario di quanto affermato da Waferzoo non propone come virtuose e sostenibili centrali medio grandi e con reperibilità del materiale "in un raggio di 50 km", bensì centrali piccole con reperibilità del materiale quasi immediata ed uso del calore per il teleriscaldamento delle abitazioni, senza sprechi. Vedi il manifesto della FIPER 2002, Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili “Rinnovabili sì, infinite no”.


[12] Il 13 febbraio 2006 il presidente del comitato intercomunale Citas di Barchi scriveva alle autorità preposte segnalando che, da accesso agli atti effettuato presso l’Ufficio ambiente della Provincia erano risultati mancanti i certificati di controllo delle emissioni dell’essiccatoio Waferzoo sia del 2004 che del 2005.


[13] Prof. Roberto Jodice (Università di Trieste); Dott. Stefano Montanari (Ricercatore istituto Nanodiagnostics titolare di un progetto di ricerca finanziato dalla U.E.); Prof. Gianni Tamino (Università di Padova); Dott. Federico Valerio (Istituto Nazionale Tumori – Genova); Dott.ssa Patrizia Gentilini e Dott. Ferdinando Laghi (ISDE – Italia).


[14] “Falsi rimborsi, sette accusati. Raggiro ai danni dell’UE per un ammontare di due miliardi di vecchie lire...” tra i rinviati a giudizio Patrizio Paci, amministratore di Waferzoo srl. Da il Resto del Carlino del 10-02-2006.


[15] ulla homepage sito http://www.comitatinrete.it è consultabile l’elenco di ben 79 atti deliberativi delle Giunte e dei Consigli comunali, provinciale e regionale contro l’autorizzazione della centrale termoelettrica Waferzoo e delle irregolarità segnalate alla magistratura.
[16] Il prof. Orazio Attanasi, nella relazione tecnica allegata al ricorso Wafer zoo S.r.l. per l’impugnativa avanti al TAR Marche del parere contrario del Comune di Orciano di Pesaro, ha dichiarato: “la relazione del dott. Montanari sull’impianto a biomasse di Schieppe di Orciano…nulla ha a che fare con il rigore scientifico né, tanto meno, è in grado di avvalorare le presunte ricadute sanitarie deleterie di tale impianto”. Le dichiarazioni a beneficio della Ditta rilasciate dal professore sono usate dall’avvocata della Wafer zoo S.r.l. col rafforzativo che, secondo l’avvocata (o secondo il professore?!?), avendo Attanasi all’attivo ben “186 pubblicazioni” egli sarebbe più attendibile del dott. Montanari, scordando che nel mondo accademico ben poco conta il numero delle pubblicazioni ma bensì la rilevanza di esse (ed il dott. Montanari non fa vita accademica ma è consulente assieme alla dott.Gatti di governi ed istituzioni, oltre a far parte di un importante progetto di ricerca finanziato dall’UE!). Non si capisce inoltre come le affermazioni di biologi e medici possano essere credibilmente confutate, e in maniera sbrigativa, da un docente in chimica! Ciò non fa onore al professore né all’Università in cui egli lavora.