venerdì 30 ottobre 2009
mercoledì 21 ottobre 2009
martedì 20 ottobre 2009
lunedì 19 ottobre 2009
sabato 17 ottobre 2009
Lettera aperta all'Assessore alla Cultura del Comune di Fano.
Caro Assessore,
traggo spunto dalle parole del Prof. Alberto Berardi, a presentazione della mostra di Giuliano Natalini alla Galleria Exibition Art della nostra città, per una prima riflessione sullo stato della Cultura locale e sulle sue prospettive. Credo la cosa, sia pure da un’angolatura del tutto parziale, ovvero personale, possa destare il tuo interesse.
Contrariamente a quanto egli afferma nel cartoncino d’invito, proprio perché, dopo YouTube (non solo), Festival come quello fanese e mille altri non hanno più alcuna ragione (culturale) di essere secondo l’assetto d’origine ed hanno bisogno di un profondo ripensamento, anche alla luce della prepotente e rapida irruzione sulla scena dei cosiddetti New Media, avrei piacere che Fiorangelo valutasse l'ipotesi di retrocedere di oltre un decennio come quando, nel 1994, se non ricordo male, fece con me un’operazione di restyling della manifestazione da lui diretta. Con le scarsissime risorse di allora, nel quadro di un’operazione di vero e proprio branding, la denominazione divenne PIXEL MOVIE. Si era pensato, infatti, all’inevitabile destino digitale dell’immagine in movimento. Così fu ed oggi ci troviamo in piena era numerica, dove senza la mediazione delle tecnologie digitali poco o nulla si fa, né si può fare. Le incursioni che Il Festival compie sul terreno delle Arti Figurative dimostra con assoluta trasparenza che il palinsesto necessita di arricchimenti, anche impropri, per mantenere dignità culturale ed appeal tra gli amanti del genere. Così come il pubblico più giovane, aperto, ed innovativo migra dalla Televisione alla Rete, ecco che lo scenario entro cui dovrebbe muoversi con agilità e cognizione di causa un operatore culturale - tu per primo - è proprio quello in cui si formano, dialogano, agiscono, producono i nuovi creativi.
E’ un luogo mentale, mobile come è mobile, anzi acceleratamente mobile, l’evoluzione e lo sviluppo delle nanotecnologie. E’ senza confini, senza recinti, senza ideologie che ne fascino la libertà di pensiero. Molto incerto, instabile, fluttuante e senza patria. Dà ansia – è vero – ma è altrettanto vero che è il solo possibile, oggi.
Se si vuole uscire dal localismo becero e, nel nostro caso, dalla fanesitudine più conservatrice e ottusa.
Torno al mio posto, che è ben altro da quello occupato dai guru della Cultura fanese.
Lorenzo Amaduzzi
P.S.: Un quadro più esauriente della mia visione lo trovi su http://paradigmi.blogspot.com
Si tratta di un blog. Adotta, quindi, la logica narrativa del diario, ma contiene una serie di link che potrebbero, qualora non li conosca già, fornirti utili indicazioni progettuali per la tua attività pubblica.
traggo spunto dalle parole del Prof. Alberto Berardi, a presentazione della mostra di Giuliano Natalini alla Galleria Exibition Art della nostra città, per una prima riflessione sullo stato della Cultura locale e sulle sue prospettive. Credo la cosa, sia pure da un’angolatura del tutto parziale, ovvero personale, possa destare il tuo interesse.
Contrariamente a quanto egli afferma nel cartoncino d’invito, proprio perché, dopo YouTube (non solo), Festival come quello fanese e mille altri non hanno più alcuna ragione (culturale) di essere secondo l’assetto d’origine ed hanno bisogno di un profondo ripensamento, anche alla luce della prepotente e rapida irruzione sulla scena dei cosiddetti New Media, avrei piacere che Fiorangelo valutasse l'ipotesi di retrocedere di oltre un decennio come quando, nel 1994, se non ricordo male, fece con me un’operazione di restyling della manifestazione da lui diretta. Con le scarsissime risorse di allora, nel quadro di un’operazione di vero e proprio branding, la denominazione divenne PIXEL MOVIE. Si era pensato, infatti, all’inevitabile destino digitale dell’immagine in movimento. Così fu ed oggi ci troviamo in piena era numerica, dove senza la mediazione delle tecnologie digitali poco o nulla si fa, né si può fare. Le incursioni che Il Festival compie sul terreno delle Arti Figurative dimostra con assoluta trasparenza che il palinsesto necessita di arricchimenti, anche impropri, per mantenere dignità culturale ed appeal tra gli amanti del genere. Così come il pubblico più giovane, aperto, ed innovativo migra dalla Televisione alla Rete, ecco che lo scenario entro cui dovrebbe muoversi con agilità e cognizione di causa un operatore culturale - tu per primo - è proprio quello in cui si formano, dialogano, agiscono, producono i nuovi creativi.
E’ un luogo mentale, mobile come è mobile, anzi acceleratamente mobile, l’evoluzione e lo sviluppo delle nanotecnologie. E’ senza confini, senza recinti, senza ideologie che ne fascino la libertà di pensiero. Molto incerto, instabile, fluttuante e senza patria. Dà ansia – è vero – ma è altrettanto vero che è il solo possibile, oggi.
Se si vuole uscire dal localismo becero e, nel nostro caso, dalla fanesitudine più conservatrice e ottusa.
Torno al mio posto, che è ben altro da quello occupato dai guru della Cultura fanese.
Lorenzo Amaduzzi
P.S.: Un quadro più esauriente della mia visione lo trovi su http://paradigmi.blogspot.com
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