lunedì 29 settembre 2008

SALDI DI FINE STAGIONE: coppia invisibile.

domenica 28 settembre 2008

SALDI DI FINE STAGIONE:#7

sabato 27 settembre 2008

SALDI DI FINE STAGIONE:#7

sabato 20 settembre 2008

SALDI DI FINE STAGIONE:#1



Da Il Messaggero di Sabato 20 Settembre 2008

"San Lazzaro è "un quartiere vivibile e ricco di servizi", quindi "non si venga a dire che un'ottantina di alloggi sociali lo riqualificano". Il consigliere comunale Renato Claudio Minardi (Pd) replica così a Fabio Uguccioni, presidente della Fondazione Fano Solidale (Ffs), e all'assessore Davide Del Vecchio, entrambi Udc. "Il rischio - afferma Minardi - è invece di mutare un buon quartiere in un ghetto incontrollabile, per effetto di un progetto calato dall'alto e avviato senza confronto. Tutto questo è inaccettabile. Chiedo, dunque, che il relativo bando sia ritirato".
Si tratta di alloggi ad affitto calmierato per anziani soli, sfrattati, disabili psichiatrici e lavoratori immigrati. Saranno costruiti in via Bracci, nella stessa zona del centro Gravi e della residenza assistita, ormai sul punto di essere ultimata. Troppa fragilità nello stesso spazio, protestano i sindacati, i residenti e i partiti dell'opposizione.
"La questione - aggiunge Minardi - dovrebbe prima essere discussa in consiglio comunale. Tra l'altro mi sembra che Ffs e Amministrazione di Fano debbano chiarirsi tra loro. Nel bando si spiega infatti che la Fondazione non ha ancora la disponibilità del terreno per gli ottanta alloggi sociali, che dal punto di vista urbanistico risulta area per edilizia residenziale".
Intanto i residenti premono per far sentire la loro voce al sindaco Stefano Aguzzi: l'incontro è slittato a venerdì 3 ottobre. "Sono solidale con gli abitanti - conclude Minardi - Questa storia degli alloggi è tornata fuori dopo tre anni di silenzio, nonostante il primo cittadino si fosse impegnato a non dare corso al progetto".

Coming soon.


venerdì 12 settembre 2008

Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano.

"Finalmente, apprendiamo dalla stampa locale, le istituzioni si accorgono che mancano pochi mesi all'applicazione delle sanzioni previste per gli ambiti territoriali (AATO) che non avranno raggiunto a fine anno il 45% di raccolta differenziata!

Si tratta dell'aggravamento di spesa di smaltimento del 20%, che peserà come sempre sulle tasche dei cittadini.

Ma la domanda è: perché mai il cittadino, passato ad essere da utente a cliente a causa della recente trasformazione delle aziende di raccolta e smaltimento rifiuti in multiutilities e grazie alla gestione di queste da parte di holdings (introdotte dal Comune di Pesaro e dalla Provincia di Pesaro e Urbino con la complicità o il silenzio colpevole degli amministratori locali) dovrebbe pagare per un servizio che non solo è scadente ma nemmeno si uniforma ai limiti previsti dalla legge? Un servizio che frutta dividendi agli investitori e delusioni ai cittadini?

Il cliente ha sempre ragione, si diceva una volta, qua invece sembra che il motto si sia trasformato in "pagare di più per avere di meno". In molti comuni della provincia esiste ancora la Tarsu, la tassa sui rifiuti prevista dal decreto legge 507/93, mentre già il decreto Ronchi prevedeva il calcolo puntuale della tariffa (Tia, tariffa igiene ambientale) già per il 2000. E se nel nord d'Italia la Tia funziona in molti Ato da anni... qui da anni assistiamo solamente ai piagnistei di amministratori e tecnici. Ma perché piangono poi, se i danni della malgestione dei rifiuti lo pagano i cittadini, con esborsi di contante e danni alla salute? In molti comuni paghiamo ancora una tassa, calcolata in parte sulla metratura dei nostri immobili invece che sulla reale quantità di pattume prodotto. Il principio "paghi per quanto getti via" (you pay as you throw) non è valido per tanti di noi, né sono applicati sgravi credibili per coloro che contribuiscono alla raccolta differenziata e fanno autocompostaggio. Non solo, spesso sono gli stessi cittadini a dimostrare alto senso civico recandosi ai centri riciclo e segnalando l'assoluta inadeguatezza delle isole ecologiche stradali.

Qual'è stata nel frattempo la strategia territoriale delle istituzioni rispetto a TIA, porta a porta, riduzione alla fonte dei rifiuti? Un mistero. Dove sono le distribuzioni alla spina nei supermarket di detersivi, o latte? Praticamente inesistenti. Come sono intervenuti i comuni sl grande spreco di plastica per l'acquisto di acqua cosiddetta "potabile"?

Quanti amministratori c'erano al convegno organizzato dal coordinamento dei comitati a nella sala consiliare di San Costanzo con l'imprenditrice del Centro riciclo di Vedelago, che ha dimostrato che si può riciclare traendone guadagno ogni materia prima, oltre l'80% dei rifiuti raccolti?

La risposta a queste domande va ricercata nelle inadempienze e nell’incapacità di molti amministratori locali. Basti pensare, per esempio, che la Comunità Montana del Metauro e le amministrazioni comunali del suo comprensorio non sono state in grado, in oltre venti anni, di trovare un’alternativa valida alla discarica di Barchi prossima all’esaurimento. Solo da alcuni mesi pare si sia rivolta ad ASET S.p.a. per un piano di raccolta differenziata porta a porta, che sembra si sia arenato per l’esosità delle richieste economiche dell’azienda. Evidentemente è difficile anche copiare i sistemi adottati in molte parti d’Italia che hanno permesso di ridurre la spesa, migliorare il servizio e la qualità ambientale.


Ai cittadini, a fronte di tante mancanze, inadempienze, incapacità, non resta che attuare ogni forma di pressione e di sensibilizzazione, non esclusa una diffusa campagna di autoriduzione della Tarsu o della Tia pagate, richiamandosi ai propri diritti, legalmente sanciti, di NON PAGARE un servizio inefficiente."

Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano.

lunedì 1 settembre 2008

Molino Albani: corrispondenza per la sopravvivenza.


Ciao Xxxxx,
sono davvero rigorosi la tua riflessione ed il tuo giudizio. Sarà che ho solo aspirato ad esserlo, ma non sono riuscito a diventarlo, marxista. Sarà per il dominio di un certo DNA. Fatto sta che mi sento inadeguato a seguire la procedura richiesta dalla lotta politica, diciamo così, ortodossa. Non solo perchè non possiedo l'istinto del guastatore di professione, ma anche perchè troppo condizionato da quell'eccesso di razionalità che mi porta a scansire gli obiettivi secondo logica e non secondo convenienza politica. Forse mi sto avvitando, ma ti prego di credere alla mia buona fede. In ultima analisi e per la fattispecie che ci sta a cuore, sono assalito da lieve scoramento quando dici "lanciare un bel progetto alternativo" e mi viene di pensare due cose: 1. chi e con quale briefing politico è in grado di eseguire un tale compito in tempo utile? Gli architetti, a quanto pare, essendo in sovrannumero, pensano solo alla propria pagnotta. Gli altri, come noi, che modo hanno di essere altrettanto incisivi sul piano progettuale? Su quello delle idee, ci siamo, daccordo; 2. Non dimentichiamo che l'area in questione è privata e che, in linea di principio, la proprietà è libera di farci ciò che vuole e che, pertanto, è pura utopia aspettarsi che voglia ricavarci un Centro Culturale o cose simili. Allora, ecco che la mano pubblica, con gli strumenti di legge a sua disposizione (pianificazione urbana, in primis) dovrebbe saper governare lo sviluppo secondo l'interesse generale. Non lo fa? Certo, agiamo, ma cercando di ottenere concretamente, allo stato delle cose, almeno il riconoscimento dell'idea secondo cui la memoria del luogo debba essere preservata e che il progetto debba prevedere uno spazio pubblico da destinare all'esibizione permanente dei reperti storici del vecchio mulino recuperabili in loco, nonchè allo svolgimento di attività culturali di tipo espositivo. Le modalità tecniche attraverso cui possa intervenire il recupero di questo spazio, in armonia con i vincoli di cubatura concessa dalla Commissione Urbanistica, dovranno essere affidati al progettista, presumibilmente quello corrente: l' Arch. Bursi. Se, invece, volessimo attaccare frontalmente la questione e chiedere la revisione della destinazione d'uso quanto del progetto architettonico, allora non dovremmo che agire a livello formale. Non mancheranno certo pretesti, certo che legittimi, per contrastare l'esecuzione dei lavori. Penso sia davvero abbastanza facile, poichè vizi di forma in tutto l'iter progettuale ce ne saranno a bizzeffe. Ma chi, con che strumenti, risorse, impegno è disposto a farne una missione? Io no. Per una semplice questione: ho la mia personale da portare avanti ed è altrettanto impegnativa di quella, più onerosa, certo, di coloro che spendono la propria esistenza per il bene di tutti.
Comunque, cara Xxxxx, dinnanzi all'urgenza dell'agire politico, ritienimi disponibile a contribuire all'obiettivo comune secondo il metodo che collettivamente e democraticamente si vorrà adottare. Per l'operazione immaginata occorre solo registrare le linee da seguire, il materiale c'è già.
L'invito, pertanto, è quello di programmare un incontro, con all'ordine del giorno la questione Molino Albani. Perdona l'eccesso di parole. Spero qualcuna utile pure a te. Grazie ed a presto, Lorenzo