lunedì 1 settembre 2008

Molino Albani: corrispondenza per la sopravvivenza.


Ciao Xxxxx,
sono davvero rigorosi la tua riflessione ed il tuo giudizio. Sarà che ho solo aspirato ad esserlo, ma non sono riuscito a diventarlo, marxista. Sarà per il dominio di un certo DNA. Fatto sta che mi sento inadeguato a seguire la procedura richiesta dalla lotta politica, diciamo così, ortodossa. Non solo perchè non possiedo l'istinto del guastatore di professione, ma anche perchè troppo condizionato da quell'eccesso di razionalità che mi porta a scansire gli obiettivi secondo logica e non secondo convenienza politica. Forse mi sto avvitando, ma ti prego di credere alla mia buona fede. In ultima analisi e per la fattispecie che ci sta a cuore, sono assalito da lieve scoramento quando dici "lanciare un bel progetto alternativo" e mi viene di pensare due cose: 1. chi e con quale briefing politico è in grado di eseguire un tale compito in tempo utile? Gli architetti, a quanto pare, essendo in sovrannumero, pensano solo alla propria pagnotta. Gli altri, come noi, che modo hanno di essere altrettanto incisivi sul piano progettuale? Su quello delle idee, ci siamo, daccordo; 2. Non dimentichiamo che l'area in questione è privata e che, in linea di principio, la proprietà è libera di farci ciò che vuole e che, pertanto, è pura utopia aspettarsi che voglia ricavarci un Centro Culturale o cose simili. Allora, ecco che la mano pubblica, con gli strumenti di legge a sua disposizione (pianificazione urbana, in primis) dovrebbe saper governare lo sviluppo secondo l'interesse generale. Non lo fa? Certo, agiamo, ma cercando di ottenere concretamente, allo stato delle cose, almeno il riconoscimento dell'idea secondo cui la memoria del luogo debba essere preservata e che il progetto debba prevedere uno spazio pubblico da destinare all'esibizione permanente dei reperti storici del vecchio mulino recuperabili in loco, nonchè allo svolgimento di attività culturali di tipo espositivo. Le modalità tecniche attraverso cui possa intervenire il recupero di questo spazio, in armonia con i vincoli di cubatura concessa dalla Commissione Urbanistica, dovranno essere affidati al progettista, presumibilmente quello corrente: l' Arch. Bursi. Se, invece, volessimo attaccare frontalmente la questione e chiedere la revisione della destinazione d'uso quanto del progetto architettonico, allora non dovremmo che agire a livello formale. Non mancheranno certo pretesti, certo che legittimi, per contrastare l'esecuzione dei lavori. Penso sia davvero abbastanza facile, poichè vizi di forma in tutto l'iter progettuale ce ne saranno a bizzeffe. Ma chi, con che strumenti, risorse, impegno è disposto a farne una missione? Io no. Per una semplice questione: ho la mia personale da portare avanti ed è altrettanto impegnativa di quella, più onerosa, certo, di coloro che spendono la propria esistenza per il bene di tutti.
Comunque, cara Xxxxx, dinnanzi all'urgenza dell'agire politico, ritienimi disponibile a contribuire all'obiettivo comune secondo il metodo che collettivamente e democraticamente si vorrà adottare. Per l'operazione immaginata occorre solo registrare le linee da seguire, il materiale c'è già.
L'invito, pertanto, è quello di programmare un incontro, con all'ordine del giorno la questione Molino Albani. Perdona l'eccesso di parole. Spero qualcuna utile pure a te. Grazie ed a presto, Lorenzo

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