mercoledì 3 dicembre 2008

Proposta di legge regionale sui rifiuti: le parole per NON dirlo.

"Il rapporto tra legalità e linguaggio può essere analizzato da due punti di vista. Il modo con cui sono formulate le regole e il modo in cui sono descritti i comportamenti illegali. Se le regole sono enunciate in forma chiara e comprensibile sarà facile per tutti comprenderne la portata e quindi rispettarle... Le leggi ingiuste sono scritte con un linguaggio volutamente poco chiaro"
Gilberto Ganassi, magistrato, Direzione Distrettuale Antimafia Procura di Cagliari, novembre 2008.
La proposta di legge n. 269 presentata dalla Giunta Regionale delle Marche il 1° ottobre 2008 si sviluppa su due linee che non danno alcuna garanzia ai cittadini circa la fattiva promozione di una gestione dei rifiuti tramite modelli non nocivi ed economicamente vantaggiosi per tutti.
La prima linea è quella di stabilire l'obbligatorietà per tutti i comuni di consorziarsi e assegnare le funzioni ad Autorità di ambito costituite a livello provinciale per organizzare la raccolta dei rifiuti; la Giunta, tramite una svolta burocratica che va verso l'accorpamento, vorrebbe cioè far credere di poter dare "slancio alle politiche di gestione dei rifiuti" e che le attuali difficoltà siano state create dalla "frammentazione delle gestioni" (Marco Amagliani, 10.10.2008).

La Regione Marche ha una raccolta differenziata scarsa. Alcuni piccoli comuni marchigiani hanno iniziato il Porta a porta, i dati sui comuni ricicloni di quest'anno segnalano solo 11 comuni oltre il 40% di raccolta differenziata e l'applicazione del Porta a porta nel 18% dei comuni marchigiani; mancano impianti di compostaggio e imprese dedicate al recupero dei materiali che possano supportare un veloce passaggio ad un Porta a porta spinto ed una raccolta differenziata OLTRE il 50%. La sola in grado di evitare l'emergenza di nuove discariche.

Ciò nonostante, nella legge non sono specificati obiettivi prioritari di raccolta Porta a porta e di riciclo. L’individuazione degli ATO a misura di territorio provinciale è stata basata sui confini amministrativi delle province e non sull’esigenza di ottimizzare la progettazione e la gestione di un efficiente sistema di raccolta, riuso, riciclo e recupero della materia prima seconda. L’effetto, evidente - come si vedrà - alla luce delle competenze attribuite dall’art. 3, è conferire alle province ampia libertà nell’assecondare gli appetiti della multiservizi di turno, anche mediante realizzazione di impianti di incenerimento. L’unico riferimento alle buone pratiche nella gestione dei rifiuti è contenuto nell’art. 1, che richiama pedissequamente, quali finalità della legge, la gerarchia stabilita dalla disciplina europea.
La seconda linea della proposta di legge, che può spiegare il movente della prima, è quella di rimettere nelle mani delle province la possibilità di autorizzare, tra l’altro, gli inceneritori di rifiuti, forma deprecabile e nociva di smaltimento che viene citata nella proposta di legge come non prioritaria.... ma accettabile (Vedi articolo 1, comma c).

All'articolo 10 della proposta viene infatti attribuita alle province la competenza nel rilascio dell’autorizzazione unica per gli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti; l'art. 3 assegna alle province la competenza al rilascio dell’autorizzazione unica di cui all’art. 12 del decreto legislativo 387/2003, che annovera la parte biodegradabile dei rifiuti quale combustibile per produrre energia da “fonte rinnovabile”; all'art. 10 si stabilisce che le province stesse possono avviare una procedura PRELIMINARE per la decisione della localizzazione di impianti di smaltimento e recupero. Ecco spiegato il vero motivo di una legge che altrimenti sarebbe inutile, in quanto ordinaria riproposizione di norme vigenti!
Se finora gli amministratori regionali si sono fregiati dell’attuale normativa regionale che, a loro dire, non avrebbe consentito l’incenerimento dei rifiuti ed il cosiddetto recupero energetico (Salvo l’incenerimento delle biomasse tanto sostenuto dalla Giunta), ora, senza dichiarare apertamente le nefaste intenzioni, vogliono disciplinarne l'autorizzazione facilitandone la costruzione!!! Altro che Pear, qui si tratta di libro degli oracoli!
Di fronte ai 300mila euro che l'assessore Amagliani sostiene questa legge farà risparmiare con le nuove ATO, quali affari da milioni di euro, a scapito della salute dei cittadini e del territorio, si cerca di consentire?
Come cittadini non resteremo certo a guardare e saremo parte attiva sin dalla VAS – Valutazione Ambientale Strategica necessaria per la formazione del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti.

3 dicembre 2008

Coordinamento dei Comitati di difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano

Nessun commento: