sabato 8 agosto 2009

Chiamiamoli refusi sfusi.

Caro Sindaco,
avrai di nuovo la bontà di leggere le parole che mi premuro di indizzarti. Questa volta l'occasione mi è data dall'editoriale apparso sul n. 286 di "Fano Stampa" col titolo. "Tuffatevi nell'estate fanese". Mi ritengo un lettore abituale di alcuni generi e, pur non avendo qualità letterarie da esibire, credo invece di poter contare su un corretto rapporto con la lingua italiana, al punto di non poter fare a meno di rilevare, talvolta con sgomento, gli svarioni più clamorosi osservati in corso di lettura. E' quanto mi è accaduto sfogliando il periodico in questione. Fatto salvo tutto il resto, sebbene con le riserve che qui evito di manifestare, non può non colpire l'attacco dell'ultimo capoverso dell'articolo sopra riportato in copia digitale: "C'è nè per tutti i gusti". Purtroppo, caro Sindaco, qui i gusti non contano e l'estensore dell'articolo, il Direttore Responsabile o chi per lui dovrebbero essere chiamati a rispondere di così plateale offesa alle nozioni linguistiche del lettore medio. C'è di che dubitare delle competenze professionali di chi è stato chiamato a redigere quel "pezzo". Ammettiamo - non concediamolo, però - si tratti di un banale refuso tipografico. Normalmente, prima di andare in stampa, si provvede ad una attenta lettura-correzione delle bozze. Perchè, dunque, nessuno dello staff giornalistico del Comune se n'è curato con la solerzia necessaria? Questo tipo di cadute, caro Sindaco, sono una testimonianza palese - secondo me, drammatica - del ruolo marginale che si tende ad attribuire oggi alla Cultura nel palinsesto delle priorità amministrative della città. Dal momento che il tuo secondo mandato è cominciato da poche settimane, sono portato a pensare che tu voglia poi essere ricordato anche come lucido mecenate di ambiziosi progetti. Culturali, appunto.
A scanso di equivoci, vorrei ricordarti e ricordare a chi mi legge che la mia nozione di Cultura, non possiede alcun attributo di tipo elitario, ma radica la sua ragione nella capacità di pensare e di fare, insieme, cioè nella Conoscenza; che non soggiace ad alcun dominio ideologico o di sapere.
Tanto ti dovevo.
Lorenzo Amaduzzi

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