sabato 1 settembre 2007

Da Sassonia a Sozzonia è lo slogan degli amici di Monia.

Dinnanzi al persistere della miope attenzione di governo sulle reali condizioni di degrado in cui viene lasciata la spiaggia libera anche durante il periodo di maggiore affluenza turistica, tra la gente di Sassonia - così potremmo definire i suoi più assidui frequentatori, tanto indigeni che forestieri - sono bastate poche ore per raccogliere oltre 400 firme di consenso sui più elementari temi di interesse generale in materia di igiene e di servizi ai bagnanti.
Eccone la prova:

Rassegna Stampa
A Sassonia ancora proteste e malumori per le condizioni della spiaggia libera e del mare lungo viale Ruggeri

I bagnanti: «Benvenuti a Sozzonia»
In pochi giorni raccolte 400 firme che saranno consegnate al sindaco
Martedì 28 Agosto 2007
di OSVALDO SCATASSI

FANO - Da Sassonia a Sozzonia. Alcune bagnanti hanno soprannominato proprio così, Sozzonia, il tratto di costa fanese davanti a viale Ruggeri, dove due scarichi riversano in mare raggi di acqua nero-di-fogna a ogni temporale. "Questa spiaggia è dimenticata e come noi lo pensano tante altre persone", afferma il combattivo gruppo di fanesi, promotrici di una petizione che ha raccolto quasi 400 firme in pochi giorni, sulla base di alcune proposte migliorative.
La raccolta delle adesioni dovrebbe concludersi a giorni, al massimo entro la prossima settimana: poi la petizione sarà consegnata al sindaco Stefano Aguzzi, "con il quale auspichiamo un confronto nel più breve tempo possibile". Gli scarichi neri, i divieti di fare il bagno e i frequenti avvistamenti di feci galleggianti hanno intanto creato qualche preoccupazione.
"Una nostra amica - spiega il gruppo di bagnanti - ha accusato vomito e febbre improvvisa, subito dopo una nuotata a fine luglio, cioè i giorni successivi al primo caso di inquinamento". Il Comune vietò i bagni in quella zona di mare, ma l'operato del'ente fu molto contestato per il ritardo e per la scarsa pubblicità data a un episodio "massivo", come lo definiva la stessa ordinanza.
Tra sospetto e certezza il passo è lungo, a maggior ragione in settimane in cui a Fano imperversa un virus intestinale. In almeno un caso, precedente agli sversamenti neri accertati, i sintomi sarebbero però diversi dall'attacco virale.
"I bagnanti più esperti - aggiungono le promotrici della petizione - assicurano che mai si erano visti a Sassonia 3 degli scarichi così neri e maleodoranti. Quindi preoccupa, quando da Aset si sente dire che nulla è cambiato. O in questi anni bambini, adulti e anziani hanno fatto il bagno tra i batteri oppure qualcosa si è modificato nella qualità degli scarichi e allora bisognerebbe rimediare. Abbiamo parlato anche con i turisti, soprattutto i camperisti, e molti sono intenzionati a cambiare lidi, se non termineranno gli scarichi neri".
Tornando alla raccolta di firme, si chiede "una doccia pubblica, un bagno pubblico tra viale Adriatico e via Ruggeri, una passerella per permettere l'accesso alla riva alle persone con difficoltà motorie, la raccolta differenziata dei rifiuti, l'assistenza ai bagnanti a partire dall'inizio della stagione balneare". Le promotrici della petizione si incontreranno oggi pomeriggio con il comitato spiagge libere, per difendere la "storica tradizione di balneazione libera", a Sassonia come altrove a Fano, da "eventuali speculatori".

Aspettando l’incontro in Comune prosegue la raccolta di firme fra i bagnanti della spiaggia libera
«Il mare di Sassonia tornerà blu»
Il sindaco assicura: «Risolveremo il problema degli scarichi fognari»
Mercoledì 29 Agosto 2007
di OSVALDO SCATASSI

FANO - Scarichi inquinanti nel mare di Sassonia: "Sarà questa Amministrazione comunale a risolvere il problema, dopo quarant'anni". Lo garantisce il sindaco Stefano Aguzzi. "Il fenomeno dell'acqua nera davanti a via Ruggeri - replica Renato Claudio Minardi, della Margherita - è del tutto nuovo e non una vecchia eredità. Mai prima d'ora era successa una cosa del genere, prova ne sia il fatto che la storica spina nel fianco del litorale fanese è la foce del torrente Arzilla". Per tre temporali consecutivi, anche di bassa intensità, grosse chiazze
di acqua nera si sono espanse in mare a partire da due scarichi, sfioratoi in termini tecnici, all'altezza di viale Ruggeri. In due casi è stato disposto il divieto di fare il bagno, i giorni subito successivi all'inquinamento, poi la vicenda è riesplosa qualche giorno fa: nuovo acquazzone e nuova macchia nera tra riva e scogliere. Un gruppo di bagnanti ha dato voce alla protesta, raccogliendo quasi 400 firme. Ieri mattina gli uffici del sindaco erano al lavoro per fissare un incontro in Municipio con il gruppo di bagnanti, stamani intorno al mezzogiorno. Sembra però che le organizzatrici della petizione intendano prima concludere la raccolta delle firme: se dovesse saltare l'appuntamento odierno, se ne riparlerebbe la prossima settimana. Lo stesso gruppo di bagnanti è atteso da un'altra riunione con il comitato per le spiagge libere, dopodomani sera alla tensostruttura di Sassonia. Tema: lo stato degli arenili fai-da-te a Fano. "Entro l'anno - sostiene Aguzzi - approveremo il progetto della nuova conduttura in via Pisacane. Le acque nere andranno al depuratore, quelle bianche in mare e così risolveremo il problema degli sfioratoi a Sassonia. Va detto che si tratta di scarichi autorizzati e in regola, anche se non è il massimo vederli quando sono in funzione. La nuova conduttura in via Pisacane sarà finanziata con un milione e 400.000 euro dall'avanzo di bilancio 2006 e con 600.000 euro dall'avanzo 2007. Prevediamo l'appalto i primi mesi del prossimo anno". "Oltre a non essere nuovo - conclude Minardi - il problema non consente tempi lunghi di reazione, altrimenti l'immagine turistica della città subirebbe un danno molto serio. Mai era successo a Sassonia che gli sfioratoi gettassero in mare un'acqua così sporca, quindi bisogna prendere il coraggio a due mani e analizzare i fatti. Se gli scarichi entrano in funzione troppo presto, come sembra, mi domando: le condutture sono ostruite?".

Giovedì 30 Agosto 2007

L'antefatto dell'articolo che segue è costituito da un testo, spedito per e-mail il giorno prima alla Redazione de Il Messaggero e per conoscenza a quelle de Il Resto del Carlino e Radio Fano. Eccolo, nella sua integrità originale:
"Spett.le Redazione,
In qualità di cittadino fanese e di abituale utente della spiaggia libera di Sassonia, mi corre l'obbligo di dare seguito all'articolo, a firma di Osvaldo Scatassi, apparso sulla Vostra testata il 25 u.s., segnalandoVi almeno altre due note di disappunto - è un eufemismo - largamente diffuse, ma ancora inespresse. Il primo è un dato comportamentale e riguarda la disinvolta - altro eufemismo - gestione della sicurezza in mare da parte della coppia di bagnini comandata a tale scopo dall'autorità comunale: nelle ore di maggiore afflusso in spiaggia, si è pressochè quotidianamente verificato che costoro, anzichè occuparsi della sorveglianza, abbiano unito le forze per ospitare i propri amici sul moscone di salvataggio portandosi al largo a prendere il bagno. C'è di che comprenderli, in quelle acque si nuota più limpidamente che a riva! Domenica scorsa, irritato dalla sfrontatezza di tali irresponsabilità, ne ho denunciato la puntuale frequenza alla locale autorità portuale. Perdurando i medesimi, mi chiedo se, come e quando si sia intervenuto. Il secondo è un dato di natura estetico-ambientale e si riferisce alla collocazione nelle aree verdi adiacenti il lungomare di inqualificabili opere di cosiddetta scultura urbana. Per quanto soggettiva possa essere questa visione, sfido il più incompetente in materia dei miei concittadini ad esprimersi in proposito, dando il proprio giudizio estetico.
Non solo, dunque, resta insoluto il problema dello scarico a mare di liquami putridi in occasione di piogge abbondanti, ma a ciò si aggiungono disattenzioni - ultimo eufemismo - inaccettabili dal senso civico della maggioranza dei cittadini-contribuenti.
Infine, lasciate che sfoghi pure la mia fantasia! Sapete cosa farei in questa circostanza se ne avessi l'autorità? 1. Licenziamento in tronco dei lavoratori sopra indicati; 2. Rimozione immediata degli oggetti tridimensionali Bene Identificati dagli spazi di verde pubblico. Quanto basta, mi auguro, per avere la maggioranza dei consensi fatti salvi, ovviamente, quelli degli anonimi protagonisti qui citati. Ma sono un' irrilevante quanto trascurabile minoranza. Ne sappia tener conto chi amministra la città."

FANO - Macchia nera non sembra l'unico problema della spiaggia libera a Sassonia, in corrispondenza di via Ruggeri a Fano. Un cittadino, "frequentatore abituale" di quel tratto, segnala "altre due note di disappunto, è un eufemismo, largamente diffuse". Per prima cosa la lettera si lamenta del servizio di salvataggio, tanto da denunciarne i motivi "alla locale autorità portuale". L'iniziativa, però, non avrebbe prodotto risultati di sorta o almeno così sembra. L'altro appunto è "di natura estetico-ambientale e si riferisce a opere di cosiddetta scultura urbana nelle aree verdi adiacenti il lungomare: per quanto soggettiva possa essere questa visione, invito i miei concittadini a esprimere il proprio giudizio estetico". "Non solo - conclude la lettera - resta insoluto il problema dello scarico a mare di liquami putridi in occasione di piogge abbondanti, ma a ciò si aggiungono questioni, ed è l'ultimo eufemismo, inaccettabili dal senso civico dei cittadini-contribuenti". A Sassonia continua intanto la raccolta di firme organizzate da alcune bagnanti, per protestare contro l'incuria della spiaggia libera. Il gruppo ha effettuato l'usuale nuotata anche nella giornata di ieri, trovando l'acqua "poco pulita: lasciava una specie di patina opaca sul corpo". Le organizzatrici della petizione sono attese, domani, da incontri con il comitato spiagge libere e, la prossima settimana, con il sindaco Stefano Aguzzi.

O.S.

Arriva la pioggia e le fogne scoppiano
A Sassonia ricompare la macchia scura vicino alla spiaggia: il comitato protesta
Sabato 01 Settembre 2007
di OSVALDO SCATASSI

FANO «Chiudete quelle tubature, non devono più inquinare il mare». Un gruppo di appassionate nuotatrici rilancia sulla questione degli scarichi davanti a via Ruggeri, a Sassonia. Un'ora di temporale, ieri nel primo pomeriggio, ed è ricomparsa la macchia scura, maleodorante, a pochi metri dalla spiaggia libera. Faceva un certo effetto, subito dopo pranzo, vedere un gruppo di coraggiosi a mollo proprio davanti alla bocca di una tubatura, impegnati a cavalcare le onde sui wind-surf.
Ma il maltempo di ieri ha messo di nuovo a nudo altri punti critici del sistema fognario a Fano.
Vaste piscine di acqua piovana si sono formate a San Lazzaro (vie Mattei, del Ponte, del Fiume e del Bersaglio), nei sottopassi di Lido, Vallato e via delle Brecce. Ruscelli di fango a Rosciano, sulla Flaminia, a Fenile e sopra alcune strade collinari, a riprova che anche il sistema idraulico è stato messo sotto pressione. Qualche allagamento di scantinati e garage.
Ma sono gli scarichi in via Ruggeri a tenere banco. Monia Andreani, docente universitaria di bioetica e tra le promotrici di una petizione per migliorare la spiaggia libera a Sassonia, giudica «poco chiare» le parole del presidente Aset, Giovanni Mattioli, e del sindaco Stefano Aguzzi.
«Le analisi visibili sul sito dell'agenzia ambientale Arpam - prosegue Andreani - dimostrano che nelle acque di Sassonia 3 i livelli sono sempre rimasti dentro i limiti di legge: perché, allora, avere paura di nuove analisi? Perché prendersela con chi vuole sapere se è davvero pericoloso fare il bagno e chiede maggiori cautele? Ma la risposta non sta certo nel nascondere il problema o nel minimizzarlo o nell'accusare qualcuno di non volere la Bandiera Blu. Tutti coloro che vanno al mare a Sassonia, infatti, la vogliono mantenere e ne sono fieri. Occorre invece modificare la rete fognaria e impedire che dai due sfioratoi a Sassonia esca materiale organico, potenzialmente pericoloso per la salute dei bagnanti».
Anche Andreani rimprovera l'Amministrazione fanese riguardo al divieto di balneazione emesso mercoledì 25 luglio: «Perché nessuno ne ha saputo fino a sabato 28? Perché si è atteso che la gente iniziasse a protestare? La comunicazione non corretta e la presunzione che tutto sia sotto controllo sono i maggiori nemici del governo democratico e della gestione corretta della cosa pubblica, soprattutto quando c'è di mezzo la salute».

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo spazio di confronto questo blog... ecco finalmente un luogo che può accogliere senza censura il testo integrale della petizione avviata a Sassonia dopo il fatidico 24 di luglio, il giorno in cui abbiamo davvero capito che dallo sfioratore poteva uscire di tutto!

L’ultima spiaggia

Gli ultimi saranno i primi… ma certamente non quelli che frequentano la spiaggia libera di Sassonia…dove gli ultimi rimangono sempre gli ultimi...
Dal 24 di luglio infatti noi avventori abituali e turisti della spiaggia che si trova al limite di Viale Adriatico e via Ruggeri alla fine di tutti gli stabilimenti della Sassonia, viviamo una situazione di grave disagio non più sostenibile anche perché si tratta per noi dell’ultimo episodio di incuria e di disservizio che si verifica in questo piccolo tratto di spiaggia tanto amata da fanesi e da turisti. Il 24 luglio dopo la prima pioggia seguita a una lunga siccità il terminale della fogna ha riversato del liquame in mare proprio davanti alla nostra spiaggia e nel tratto di mare dove noi facciamo il bagno, i giornali il sabato successivo hanno parlato di “inquinamento massivo” ma abbiamo saputo questo solo il 28 luglio e grazie alla stampa, mentre abbiamo continuato a fare il bagno per 4 giorni ignari di tutto visto che il mare era limpido e pulito alla vista… poi sono comparsi cartelli metallici che indicavano il divieto della balneazione!
Che beffa!!! Noi avevamo fatto più volte il bagno e abbiamo continuato a farlo, anche perché in questi cartelli non c’era scritto né per quanto tempo era in vigore il divieto e neppure per quale tratto di mare… E nei giorni successivi i cartelli sono spariti e poi ritornati subito dopo una nuova pioggia, e questa volta c’è chi ha visto anche qualche topo di fogna passeggiare per la nostra amata spiaggia.
Questo episodio gravissimo ci pone di fronte ad un dubbio, ma non è che ogni pioggia che verrà ci renderà impossibile andare al mare nella spiaggia libera della Sassonia?
Questo significherebbe che il comune di Fano non intende avere più un tratto di spiaggia balneabile e anzi promuove il disperdersi conseguente di tutti i turisti anche camperisti che vanno al mare in Sassonia che magari si sposteranno in altri lidi meglio tenuti dalle amministrazioni comunali come ad esempio il tratto di spiaggia libera dei comuni limitrofi…
Che Fano stia perdendo lo smalto di cittadina turistica questo lo sapevamo già, ma mai come quest’anno la situazione si è fatta degradata pertanto chiediamo in qualità di cittadini frequentatori della spiaggia libera di Sassonia un incontro con l’amministrazione perché risponda alle nostre precise richieste di attenzione alla spiaggia libera:

·Un ripristino della situazione delle fogne e la chiusura degli SFIORATORI che escono in Sassonia, vogliamo infatti essere sicuri che non ci sia più nessun versamento in mare.
·La collocazione di un bagno pubblico in luogo compatibile con gli esercizi commerciali che si affacciano sulla spiaggia per non recare danno a nessuno ma per poter offrire un servizio alle persone che sono in spiaggia.
·Una doccia pubblica per il tratto di spiaggia che si trova in Via Ruggeri
·Assistenza ai bagnanti per tutta la stagione
·Un servizio di raccolta differenziata dei rifiuti con appositi cestini
·Una passerella per poter permettere alle persone con problemi di disabilità di raggiungere la riva del mare

Anonimo ha detto...

Sulla vicenda della spiaggia libera di Sassonia e della bandiera blu, ecco un commento di carattere bioetico

Temporali di fine estate su Sassonia

Nella vicenda dello sfioratore di Sassonia 3 ci sono alcune questioni poco chiare che sono emerse dalle prese di parola del presidente dell’ASET e del Sindaco di Fano e che, in qualità di docente di Etica della Comunicazione (Università per Stranieri di Perugia) ed esperta di questioni di bioetica, oltre che come una delle promotrici della raccolta di firme sulla spiaggia libera di Sassonia, mi corre l’obbligo di affrontare.
E’ stato detto che le cose sono sempre state così, il sistema delle fogne a Fano è misto e dagli sfioratori esce materiale organico, che il mare risolve il problema in poche ore e che l’unica differenza tra questa vicenda partita il 24 di luglio e gli anni precedenti è stata fatta dalla segnalazione all’ARPAM che ha messo in moto un iter particolare di tutela della balneazione.
Il fatto è che secondo il principio di precauzione, fondamentale appiglio teorico e giuridico in caso di eventuali problemi di salute pubblica, di fronte ad uno sversamento con “inquinamento massivo” visibile ad occhio nudo, come si verifica a Sassonia dopo temporali o eventi atmosferici importanti, sarebbe cosa buona cautelare i bagnanti ed emettere divieto momentaneo della balneazione per fare analisi della qualità delle acque ed evitare eventuali rischi per la salute dovuti all’inquinamento con coliformi fecali e streptococchi fecali che possono provocare gastroenteriti o altre affezioni causate da batteri di origine intestinale umana.
Le analisi visibili on line nel sito dell’ARPAM dimostrano che nelle acque di Sassonia 3 i livelli sono sempre rimasti dentro i limiti di legge, allora se i pregressi hanno dato così buoni risultati perché avere paura di nuove analisi e prendersela con coloro che vogliono verificare la situazione e sapere se è davvero pericoloso fare il bagno per grandi e piccini dopo il versamento degli sfioratori, chiedendo maggiori cautele?
Forse la paura è quella di perdere la Bandiera blu che richiede parametri precisi come analisi dell’acqua che non facciano superare una quantità di coliformi totali che è ben al di sotto del tetto fissato dalla legge italiana e quindi dove c’è un versamento fognario come a Sassonia 3 potrebbe essere a rischio. Ma la risposta a questo rischio non sta certo nel nascondere il problema o nel minimizzarlo, o nell’accusare qualcuno di non volere la Bandiera blu: tutti quelli che vanno al mare a Sassonia infatti la vogliono mantenere e ne sono fieri, occorre invece modificare la rete fognaria e impedire che dai due sfioratori di Sassonia esca materiale organico destinato al depuratore e potenzialmente pericoloso per la salute dei bagnanti.
Una gestione della salute pubblica responsabile obbliga il sindaco ad emettere ordinanza di fronte al fatto evidente di inquinamento e questo è stato fatto in occasione del temporale del 24 di luglio e successivamente. Quello che non ha funzionato però è stata la comunicazione che permette davvero che un’ordinanza venga rispettata e la salute garantita, e la comunicazione ambientale è anche uno dei parametri imperativi per ottenere e mantenere la Bandiera blu. Perché l’ordinanza è stata emessa il 25 di luglio e nessuno ne ha saputo nulla fino al 28? Perché nessuno ha fatto rispettare l’ordinanza e ha detto entro quali limiti lineari di spiaggia veniva ad essere valida?
Perché in occasione di altri inquinamenti massivi nel passato non si è utilizzata la stessa formula di cautela? Perché gli amministratori si sono disimpegnati rispetto a questo problema fino ad oggi, fino a quando la gente non ha cominciato a protestare? La comunicazione non corretta, la disinformazione, la presunzione che tutto è sotto controllo perché è sempre stato così, sono i maggiori nemici del governo democratico e della gestione corretta della cosa pubblica, soprattutto quando di mezzo c’è la salute.
Per ottenere e mantenere la Bandiera blu inoltre bisogna rispettare i criteri imperativi di accessibilità alla spiaggia delle persone con problemi di disabilità e di toilette poste sull’arenile fruibili da tutti. Per raggiungere la spiaggia libera di Sassonia c’è solo un parcheggio per disabili posto all’inizio del viale; non c’è possibilità di accedere alla spiaggia perché non ci sono passerelle per giungere all’arenile e alla battigia, chi ha problemi di disabilità motoria quindi sta a guardare gli altri che vanno al mare e questo va contro ogni razionale concezione di uguaglianza che dovrebbe essere rispettata soprattutto in una spiaggia libera. Per quello che riguarda le toilettes poi è anche peggio, non c’è neppure un bagno pubblico, l’unico reperibile anche se molto lontano si trova fuori dal parcheggio dei camper e non c’è l’accesso per i disabili. Perché non ne è stato messo un altro fruibile davvero da tutti nelle vicinanze della spiaggia libera?

Anonimo ha detto...

A Fano avremo anche la bandiera blu (solo in Sassonia!!!) e la spiaggia dei cani ma nessuno ha pensato ad attrezzare uno spazio pubblico e libero per l'accesso di tutte le persone, anche di quelle che hanno problemi di carattere motorio... qualcuno ha mai pensato che si possa fare un'area attrezzata per il turismo intelligente che non discrimini nessuno ma porti al confronto tra persone in uno spazio pubblico e pulito e bello, dove il mare è blu e non c'è tanta immondizia sulla spiaggia???
Perché non fare di Sassonia che è già così dotata dalla natura, uno spazio attrezzato per il turismo pulito e senza barriere?????????

Ecco un testo sulle spiagge accessibili delle marche, Fano e Pesaro ci fanno una magra figura per ora!

Marche, spiagge attrezzate e scogliere inaccessibili
Il litorale marchigiano si estende per oltre 160 chilometri. E' attrezzato e facilmente accessibile alle persone con disabilità nelle lulghe spiagge sabbiose. Problemi invece sul monte Conero, un gioiello naturalistico, che per la sua morfologia è praticamente irraggiungibile.
di Chiara Benzi

Le coste delle Marche si sviluppano per un’estensione di 165 km e sono essenzialmente basse e sabbiose tranne che per il promontorio del Conero che innalza bruscamente la costa trasformandola in alta e rocciosa, di difficile accessibilità. I centri scelti sono piccoli gioielli per la bellezza del mare e la pulizia dell’acqua.

Gabicce: Il piccolo comune ha ottenuto quest’anno, per la dodicesima volta, la Bandiera Blu, un marchio di qualità per spiagge e porti che dimostrano una corretta gestione ambientale. Per ottenerla le spiagge devono dimostrare di rientrare nei parametri stabiliti da 27 diversi criteri di valutazione tra cui qualità delle acque, gestione, sicurezza, servizi, educazione ambientale ed informazione. Anche per l’accoglienza alle persone con disabilità Gabicce si è organizzata. Il litorale, che conta poco meno di una quarantina di stabilimenti, è diviso in due parti: uno a livello spiaggia, facilmente raggiungibile tramite la passerella che si snoda fino alla battigia e un lungomare cosiddetto ‘alto’ che presenta problemi di accessibilità poiché per arrivarci sono presenti degli scalini. La zona, che conta una decina di stabilimenti di difficile accessibilità, è comunque raggiungibile in due modi: o dalla spiaggia, un unico cordone di sabbia attraversato da una passerella, oppure grazie ad una strada asfaltata di lieve pendenza, che potrebbe fungere da scivolo, che porta fino agli stabilimenti. Rimane comunque abbastanza lontana dai gradini di accesso diretto agli stabilimenti. La parte di spiaggia accessibile dal lungomare ‘basso’ è invece attrezzata per accogliere le persone disabili: c’è una passerella in cemento che, recentemente, è stata dotata di una piazzola per le manovre. A seconda delle esigenze e con un po’ di preavviso gli stabilimenti si organizzano per cercare di riservare un ombrellone vicino alla passerella così da facilitare l’accesso alla battigia. Gli stabilimenti sono dotati di servizi igienici e cabina spogliatoio a norma, almeno una per stabilimento. Tutti i bagnini hanno il brevetto Fin, anche se scarseggia la dotazione di defibrillatori. I bar delle spiagge sono quasi tutti accessibili. Qualche eccezione nella zona del lungomare ‘alto’ dove, oltre ai gradini all’entrata, i punti di ristoro possono essere sopraelevati rispetto alla sabbia. Info 0541/953728.

Senigallia: la famosa e dorata ‘spiaggia di velluto’ in provincia di Ancona ha, quest’anno, ottenuto numerosi apprezzamenti, tra cui la Bandiera Blu di Legambiente. Sembra dunque essere riuscita a coniugare l’elevato livello di tutela dell’ambiente e un alto grado di qualità dei servizi e dell’accoglienza. Gli stabilimenti balneari aderenti alla Federazione italiana imprese balneari sono circa un’ottantina e hanno la concessione di circa 20 chilometri di spiaggia. In ogni stabilimento l’accesso è garantito da percorsi pedonali di cemento che dal lungomare si snodano perpendicolarmente lungo la spiaggia fino ad arrivare alla prima fila di ombrelloni. Non ci sono rampe mobili che possano essere posizionate tra una fila e l’altra ma, normalmente, i posti vicini alla passerella sono riservati per le persone sedute sulla carrozzella. In ogni stabilimento c’è uno spogliatoio e un servizio igienico a norma, dotato anche di doccia. Il personale della spiaggia è preparato al primo soccorso anche a terra, oltre che a mare, ma per l’uso di defibrillatori è solita intervenire la Croce Rossa. Tutti i bar delle spiagge in concessione sono accessibili perché a livello della spiaggia. Per quanto riguarda l’accoglienza gli alberghi non hanno convenzioni particolari con gli stabilimenti balneari. Info: 071/7927312 (Fiba).

Numana: La cittadina è divisa in due zone, Numana Alta e Numana Bassa. La prima, la più antica, ha case di calcare bianco e i vicoli stretti, mentre Numana Bassa è la zona più giovane, con il porticciolo turistico - uno dei più attrezzati in Italia per la nautica da diporto - e vari stabilimenti balneari. Verso Sud c’è la frazione di Marcelli, la zona più moderna, dove si svolge la notte dei numanesi, ricca di strutture turistiche e ritrovi.

Ovviamente le parti più accessibili per le persone disabili sono Numana Bassa e la frazione di Marcelli, che, grazie alla collaborazione con il Comune e con un’associazione locale, sono diventate mete di vacanze ‘accessibili’. Gli stabilimenti sono circa una quarantina, per un totale di quattro chilometri di spiaggia. Dal lungomare la spiaggia, che qui diventa ghiaiosa e sassosa, è accessibile grazie alle pedane in plastica o in cemento, di misure regolamentari, di cui ormai si sono dotati la maggior parte degli stabilimenti. La pedana principale taglia a metà la spiaggia e da essa partono delle diramazioni che la attraversano per lungo fino a toccare tutti gli stabilimenti. In caso di desideri o esigenze particolari vengono poste delle rampe mobili, anche se le persone disabili possono chiedere i posti in prima fila oppure di avere un ombrellone vicino alla passerella.
Qualche problema c’è invece per gli spogliatoi, non tutti a norma e con porte troppo piccole per consentire l’accesso ad una persona seduta in carrozzella. I servizi igienici sono invece tutti a norma, e, in caso di emergenza possono fungere anche da spogliatoio. I bagnini sono dislocati ogni 150 metri hanno il brevetto di primo soccorso, mentre proprio da quest’anno sono in funzione i primi defibrillatori. I punti di ristoro presenti lungo la spiaggia hanno qualche problema di accessibilità, poiché molti sono ancora rialzati rispetto al livello della sabbia. Info: 071/7391151.

Porto San Giorgio: sono un’ottantina gli stabilimenti balneari di questa città rivierasca, stazione di cura, soggiorno e turismo che dal 1927 è conosciuto come centro balneare di grande richiamo. I circa cinque chilometri di spiaggia sono accessibili dal lungomare grazie alle passerelle in cemento che portano fino alla battigia. L’amministrazione comunale ha, quest’anno, reso accessibile anche i due tratti di spiaggia libera su cui sono stati costruite delle passerelle con diramazioni che portano fino al posto riservato per le persone disabili.

Tutti gli stabilimenti sono dotati di rampe e scivoli mobili, che permettono di sorpassare il dislivello tra il lungomare e la spiaggia. Al suo interno lo stabilimento è per buona parte piastrellato così da permettere alla persona seduta in carrozzella di potersi muovere liberamente. Non esistono, al contrario della spiaggia libera, dei posti riservati anche se comunque l’attenzione e il riguardo sono altissimi per cercare di soddisfare le singole esigenze.

Tutti gli stabilimenti sono dotati di servizi igienici, spogliatoi e cabine accessibili secondo le norme di legge. I bar e i ristoranti sono a livello della spiaggia e non presentano problemi di accessibilità:laddove fossero rialzati si possono porre pedane e scivoli per facilitare la salita. I bagnini degli stabilimenti balneari di Porto San Giorgio hanno seguito tutti il corso di primo soccorso. Al loro fianco anche i concessionari, che hanno voluto avere una preparazione adeguata in caso di necessità. Info: 0734/678607 (Confcommercio)

San Benedetto del Tronto: attenta all’accoglienza delle persone disabili da anni, la cittadina in provincia di Ascoli Piceno offre una vita di spiaggia completata ed integrata da vari impianti sportivi – dal tennis alle bocce dall’atletica leggera al nuoto – che contano circoli nautici, discoteche e ristoranti. L’ultima domenica di luglio è dedicata alla festa della Madonna della Marina, con una storica processione in mare della flottiglia peschereccia. Già nel ’90 gli stabilimenti balneari si erano adeguati alla legge e chi doveva eseguire delle ristrutturazioni lo faceva anche nel segno dell’accessibilità. Ci sono dunque tutta una serie di attenzioni e sperimentazioni. Ad esempio, gli stabilimenti balneari con dei gradini all’ingresso – ne sono rimasti un paio – sono dotati di un campanello all’entrata cosicché le persone sedute in carrozzella vengono aiutate a scendere.

Una sperimentazione importante sta venendo attuata sulla spiaggia centrale di San Benedetto: ogni 700-800 metri sono state posizionate delle colonnine di chiamata per il soccorso a pulsante, simili a quelle che si trovano in autostrada. Dal lungomare, dunque, l’accessibilità in spiaggia avviene grazie alle passerelle in cemento. Sono anche a disposizione delle rampe mobili e degli scivoli che permettono di raggiungere ogni luogo della spiaggia, dai bar alle docce. I servizi igienici e gli spogliatoi sono a norma. Per le terrazze degli stabilimenti balneari è addirittura allo studio un progetto che potrebbe dotarle di piccoli ascensori trasparenti che permettano di superare le barriere architettoniche. Fonte: Superabile

Anonimo ha detto...

E come ciliegina sulla torta ecco la normativa regionale sulle spiagge, a voi capire cosa Fano ha fatto o sta facendo... a breve la pubblicazione anche del piano spiagge comunale con alcune notazioni...

REGIONE MARCHE
PIANO DI GESTIONE INTEGRATA
DELLE AREE COSTIERE
A CURA DI
Direttore del Dipartimento Territorio e Ambiente Dott. Ing. Libero Principi
Dirigente Servizio Progettazione OO.PP., V.I.A. e Gestione Integrata delle Aree
Costiere Dott. Ing. Vincenzo Marzialetti
Dott. Geol. Luigi Diotallevi
Dott. Ing. Andrea Bartoli
Dott.ssa Paola Valenti
Dott. Ing. Giorgio Filomena
Dott. Geol. Lorenzo Magi Galluzzi
Dott. Geol. Stefano Parlani
Dott. Ing. Luciano Moliterni
Dott. Ing. Mauro Petraccini
Dott.ssa Antonella Galli
Geom. Mauro Sinigaglia
Geom. Catia Ficosecco
Geom. Elisa Rinaldi
Geom. Aldo Bardeggia
Geom. Cesare Cognini
Geom. Forchielli Giordano
Geom. Pernini Daniele
Sig.ra Anna Pellicone
Sig.ra Rossella Mattiello
CON LA COLLABORAZIONE DI
REGIONE MARCHE
Servizio Turismo
- Dirigente Dott. Riccardo Strano
- Geom. Mario Ruggini
- Geom. Franco Pace
- Geom. Andrea Recanatini
- Geom. Melonaro Maurizio
Servizio Agricoltura-Ufficio Pesca
- Dirigente Dott. Sergio Bozzi
- Dirigente Dott.Uriano Meconi
- Dott. Paolo Acciarri
Servizio Tutela e Risanamento Ambientale
- Dott. Arch. Antonio Minetti
- Dott. Luigi Bolognini
Servizio Urbanistica
- Dott. Arch. Rodolfo Novelli
- Dott. Arch. Fabiola Ferrarin
ARPAM
- Direttore Generale Dott. Gisberto Paoloni
- Direttore Tecnico-scientifico Dott. Ferdinando De Rosa
Hanno redatto il rapporto Ambientale i Dipartimenti Provinciali Arpam di Pesaro,
Ancona, Macerata e Ascoli Piceno
Capitaneria di Porto di Pesaro
- Comandante C.F. Saverio Di Matteo
- T.V. Rosario Meo
- Maresciallo II Classe Umberto Casciaro
Capitaneria di Porto di Ancona
- Comandante C.V. Agostino Izzo
- S.T.V. Mario Poli
- Collaboratore statistica Sig.ra Vittoria Maggialetti
Capitaneria di Porto di San Benedetto del Tronto
- Comandante C.F. Alessandro Pajno
- Assistente amministrativo Sig. Ciro Sandomenico


TITOLO I – DISPOSIZIONI GENERALI
Art. 1 -
Oggetto del Piano
1. Il Piano definisce gli obiettivi, le azioni e gli interventi di:
a) ripascimento e difesa del litorale dall’erosione marina;
b) ottimizzazione delle opere marittime a difesa della linea ferroviaria,
anche attraverso il riuso dei tratti di scogliera relitta;
c) armonizzazione della fruizione pubblica con lo sviluppo turistico e
ricreativo della zona costiera;
d) tutela e valorizzazione dei tratti di costa emersa e sommersa aventi
valore paesistico, naturalistico ed ambientale;
e) monitoraggio delle dinamiche litoranee, delle acque e
dell’ecosistema botanico;
f) coordinamento con le Regioni limitrofe.
Art. 2 -
Struttura del Piano
1. Il Piano è composto dei seguenti elaborati:
a) RELAZIONE
b) RELAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
c) NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE
d) ELABORATI TECNICI
Art. 3 -
Efficacia del Piano
1. Il Piano contiene:
a) indicazioni generali, con valore di indirizzo vincolante, riferite a tratti
di costa comunali e sovracomunali, che richiedono per la loro
realizzazione una particolare azione di coordinamento della
Regione. Le indicazioni generali si compendiano in:
• criteri di progettazione rapportati all’intera unità fisiografica e
compatibili con l’ecosistema in essa presente;
• ricorso straordinario ad opere di difesa rigida;
• norme relative all’utilizzo turistico e ricreativo delle aree del
demanio marittimo, che forniscono criteri e linee guida cui
dovranno uniformarsi i Piani particolareggiati di Spiaggia dei
Comuni costieri.
b) indicazioni specifiche di riequilibrio fisico della Unità Fisiografica
con valore di indirizzo non vincolante. Le indicazioni specifiche sono
contenute negli ELABORATI TECNICI per farne parte integrante e
sostanziale.
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Art. 4 -
Dividente demaniale
1. Dicesi dividente demaniale la delimitazione che separa i beni del demanio
marittimo così come definiti dall’art. 28 Codice della Navigazione dai beni
censiti dal catasto terreni o urbano.
Art. 5 -
Opere di difesa delle coste
1. Le opere di difesa delle coste hanno ad oggetto:
a) la protezione degli abitati e delle infrastrutture in ambito litoraneo;
b) il contenimento dei processi erosivi e la ricostituzione delle spiagge
anche attraverso ripascimenti artificiali;
c) la rinaturalizzazione della fascia costiera, la tutela e la ricostituzione
della duna litoranea.
2. Le tipologie prevalenti di opere di difesa della costa, anche combinate tra
di loro, sono individuate tra le seguenti:
a) ripascimento del litorale con o senza protezione (utilizzo o meno di
opere di contenimento);
b) movimentazione del materiale sabbioso e/o ghiaioso accumulatosi
sul litorale per il riequilibrio dello stesso;
c) attivazione dei processi naturali di trasporto solido fluviale nel tratto
terminale dell’asta, al fine della ripresa della ricostituzione della linea
di costa;
d) ricarica, rafforzamento e riordino delle scogliere esistenti.
3. E’ consentito derogare dalle tipologie sopra individuate solo nel caso di
interventi di somma urgenza che si rendano necessari al verificarsi di
eventi meteomarini eccezionali; anche in tal caso, l’attuazione degli
interventi dovrà avere la tipologia di difesa che attenua gli effetti di bordo
ed autoesaltanti della erosione, privilegiando anche in questo caso difese
morbide o assorbenti.
4. Per gli interventi di cui ai commi 1 e 2 debbono essere adottate tecniche
atte a minimizzare l’impatto ambientale e consentire, nel lungo periodo,
l’obiettivo di una generale rinaturalizzazione delle spiagge e la
ricostituzione degli habitat acquatici in prossimità delle coste.
5. I progetti di intervento sono predisposti sulla base di misurazioni del moto
ondoso, di studi sulla natura geologica e morfologica della costa e
sull’habitat costiero e di previsioni sulla evoluzione a medio e lungo
termine dei processi litoranei.
6. E’ possibile realizzare un intervento a livello di sub Unità Fisiografica
purché sia dimostrata la non interferenza con la linea di costa ai bordi
dell’intervento stesso.
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Art. 6 -
Opere trasversali alla linea di costa
1. E’ sconsigliata la realizzazione di nuove opere marittime trasversali,
compresi i prolungamenti dei moli foranei dei porti esistenti, in
considerazione dei comprovati effetti negativi sulla linea di costa.
2. E’ sconsigliata la realizzazione di porti canale, qualora non vengano
previste adeguate misure ambientali compensative.
3. Sono fatti salvi gli interventi previsti dai Piani regolatori dei porti già
adottati prima della adozione definitiva di codesto Piano (gestione
integrata delle aree costiere).
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TITOLO II - UTILIZZAZIONE DELLE AREE DEL DEMANIO MARITTIMO
Art. 7 -
Oggetto
1. In attuazione dell’articolo 6, comma 3, del D.L. 5 ottobre 1993, n. 400,
convertito in legge 4 dicembre 1993, n. 494, la Regione disciplina
l’utilizzazione delle aree del demanio marittimo per garantire un corretto
equilibrio fra la salvaguardia degli aspetti ambientali e paesaggistici del
litorale e lo sviluppo delle attività turistiche e ricreative che vi si svolgono.
2. Le aree del demanio marittimo disciplinate dalle presenti norme sono
quelle alle quali si applicano le norme del Codice della navigazione,
approvato con R.D. 30 marzo 1942, n. 327, e del Regolamento per la
navigazione marittima, approvato con D.P.R. 15 febbraio 1952, n. 328.
3. I piani particolareggiati di spiaggia previsti dall’art. 32 delle N.T.A. del
P.P.A.R. sono redatti dai Comuni costieri nel rispetto delle disposizioni del
presente Piano. I piani particolareggiati di spiaggia approvati prima della
data di entrata in vigore del presente Piano sono adeguati alle sue
disposizioni entro due anni dalla medesima data.
Art. 8 -
Suddivisione del demanio marittimo
1. Nella fascia di arenile compresa fra la linea di battigia ed il limite delle
attrezzature di spiaggia e avente una larghezza non inferiore a cinque
metri, al fine di permettere il libero transito delle persone non sono
ammesse installazioni e attrezzature di alcun tipo e sono vietati i
comportamenti e le attività che limitano o impediscono il passaggio delle
persone e dei mezzi di servizio e di soccorso.
2. Nell’area compresa fra la fascia di arenile di cui al comma 1 e quella
adibita ai servizi di spiaggia di cui al comma 3 possono essere posti:
torrette di avvistamento, ombrelloni, sdraie, sedie ed altri arredi mobili.
3. Nella fascia compresa tra l’area indicata al comma 2 ed il limite della
spiaggia demaniale possono essere collocati:
a) le cabine-spogliatoio, i servizi igienici, le docce, il deposito per le
attrezzature di spiaggia, i locali necessari alla gestione dell’impresa
balneare e gli spazi per il gioco relativi agli stabilimenti balneari;
b) i locali, gli spazi e le attrezzature relativi alle attività indicate
all’articolo 01, comma 1 della Legge n.494/1993;
c) le opere pubbliche o di interesse pubblico.
4. Deve essere consentito l’accesso libero e gratuito al mare attraverso le
singole aree in concessione.
Art. 9 -
Opere e attività consentite sulle aree del demanio marittimo
1. Nelle aree del demanio marittimo sono ammesse le attività indicate al
comma 1 dell’art. 01 del D.L. n. 400/1993, convertito in legge n. 494/1993
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nonché quelle per finalità di pubblico interesse di cui all’art. 37 del D.P.R.
n. 328/1952.
2. Le opere che possono essere realizzate sulle aree del demanio marittimo
si distinguono in:
a) permanenti: costruite con il sistema tradizionale in muratura o in
cemento armato o con sistema misto o con elementi di
prefabbricazione la cui rimozione comporti la distruzione del
manufatto;
b) di facile sgombero: realizzate con il montaggio di parti elementari
costituite da strutture prefabbricate a scheletro leggero, con o senza
muri di tamponamento, con copertura smontabile, nonché costruite,
sia in fondazione discontinua che in elevazione, con tecnologie
prefabbricate.
3. Le opere permanenti possono essere realizzate soltanto dagli enti
pubblici o da soggetti privati per finalità di pubblico interesse, nel rispetto
delle previsioni degli strumenti urbanistici comunali e previo parere della
regione, da rilasciarsi entro sessanta giorni dalla richiesta.
4. Sono consentite le opere provvisorie, realizzate con materiale leggero ed
a basso impatto visivo, per impedire il trasporto della sabbia da parte del
vento durante la stagione invernale.
5. Nelle aree del demanio marittimo interessate da processi erosivi della
costa, come indicate negli strumenti di pianificazione regionale o
comunale, possono essere autorizzate dai Comuni opere di
consolidamento di strutture esistenti, ivi compresi gli stabilimenti balneari,
previo parere vincolante della Regione.
Art. 10 - Realizzazione delle opere
1. La realizzazione delle opere sulle aree del demanio marittimo, ad
esclusione degli interventi di somma urgenza di cui al comma 3 dell’art. 5,
deve avvenire nel rispetto delle disposizioni dei piani particolareggiati di
spiaggia e previo rilascio degli atti abilitativi previsti dalla vigente
normativa urbanistico-edilizia e paesaggistica.
2. Gli interventi di recupero dei fabbricati esistenti sulle aree del demanio
marittimo, che presentano particolare valore architettonico e storico-
documentario ai sensi dell’articolo 15 delle N.T.A. del P.P.A.R., non
possono comportare l’alterazione del loro aspetto originario.
3. Le cabine-spogliatoio ed i corpi accessori debbono essere installati in
modo da limitare al minimo la visuale del mare. Le eventuali recinzioni
debbono essere realizzate con materiali che si inseriscono nel contesto
paesistico-ambientale e che non impediscono la visuale del mare.
4. I movimenti di terra debbono essere strettamente limitati alla
realizzazione delle opere da eseguire.
5. Qualsiasi opera non può superare in profondità la quota zero a livello del
mare, ad eccezione delle fondazioni delle opere permanenti e degli
impianti tecnologici e salvo quanto previsto dall’articolo 9, comma 5.


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Art. 11 - Tutela dell’ambiente costiero
1. Non possono essere rilasciate nuove concessioni demaniali nelle aree di
particolare pregio paesistico-ambientale e a basso livello di
compromissione territoriale di cui all’articolo 32 delle N.T.A. del P.P.A.R.,
nelle zone di protezione speciale e nei siti si importanza comunitaria,
nonché nelle fasce di rispetto dei corsi d’acqua delimitate dai piani
particolareggiati di spiaggia.
2. Lo smaltimento delle acque di scarico delle costruzioni che insistono sulle
aree del demanio marittimo deve avvenire attraverso la pubblica
fognatura o idoneo sistema di smaltimento autorizzato, qualora il Comune
accerti l’impossibilità all’allaccio.
3. L’abbattimento degli alberi e l’alterazione dei sistemi vegetali che
insistono sulle aree del demanio marittimo è ammesso, salvo quanto
previsto dalla legge regionale n. 7/1985, soltanto in caso di accertata
necessità da parte del Comune.
Art. 12 - Destinazione delle aree
1. La lunghezza del fronte mare delle aree libere utilizzabili ai fini turistico-
ricreativi non può essere inferiore al venticinque per cento della
lunghezza del litorale di ogni singolo Comune, quest’ultima calcolata
escludendo:
a) I tratti di costa alta e quelli non usufruibili per la presenza di
scogliere radenti;
b) le aree adibite a vie di accesso per le persone con ridotta capacità
motoria;
c) le aree destinate alle operazioni di soccorso e di pronto intervento;
d) le aree pericolose per frane o per altri motivi di carattere geologico;
e) le aree portuali.
2. Fino alla data del 31 dicembre 2005 l’incremento delle aree da assegnare
in concessione non può essere superiore al venti per cento del litorale
oggetto di concessione alla data del 31 dicembre 2002. Dal primo
gennaio 2006 le aree in concessione possono essere incrementate ogni
quattro anni di una quota non superiore al venti per cento fino al
raggiungimento del limite previsto dal comma 1.
3. Il limite di incremento di cui al comma 2 è fissato al quaranta per cento
nei Comuni in cui lunghezza delle aree libere utilizzabili ai fini turistico-
ricreativi risulta essere, alla data di entrata in vigore del presente Piano,
non inferiore al cinquanta per cento della lunghezza del litorale,
quest’ultima calcolata secondo i criteri di cui al comma 1.
4. Nei Comuni in cui il limite previsto dal comma 1 è stato già raggiunto,
sono fatte salve le concessioni demaniali marittime rilasciate alla data di
entrata in vigore del presente Piano.
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Art. 13 - Piani particolareggiati di spiaggia
1. I Piani particolareggiati di spiaggia disciplinano gli interventi sulle aree
demaniali, nel rispetto delle norme sulla tutela del paesaggio e
dell’ambiente e di quelle sull’accessibilità e visitabilità degli stabilimenti
balneari da parte delle persone con impedita o ridotta capacità motoria.
2. I Piani particolareggiati di spiaggia:
a) indicano le linee della costa e del confine demaniale sulla base dei
dati forniti dal sistema informativo demanio (SID);
b) evidenziano i vincoli derivanti dalle leggi vigenti e dagli strumenti
della pianificazione territoriale e urbanistica;
c) prevedono la tipologia d’uso e di gestione delle aree con
l’indicazione di quelle date in concessione, di quelle che rimangono
libere e di quelle adibite allo svolgimento di manifestazioni ricreative
e sportive a carattere temporaneo;
d) individuano le aree destinate al rimessaggio dei natanti per la
nautica da diporto e le aree riservate al rimessaggio delle unità di
pesca;
e) tengono conto degli eventuali vincoli imposti dalla presenza delle
infrastrutture ferroviarie.
3. I Piani particolareggiati di spiaggia stabiliscono criteri uniformi per la
realizzazione e l’arredo delle strutture poste sull’arenile, per
salvaguardare il decoro dello stesso e qualificare l’immagine del litorale.
4. I Piani particolareggiati di spiaggia indicano le infrastrutture necessarie e
in particolare:
a) le vie di accesso al demanio marittimo per garantire l’entrata e
l’uscita dei mezzi di soccorso;
b) i percorsi destinati a specifiche attività ricreative e sportive, quali
percorsi pedonali, piste ciclabili ed altri;
c) gli accessi al mare;
d) le aree per parcheggi;
e) le reti tecnologiche;
f) le modalità di scarico delle acque reflue.
5. I Piani debbono considerare, secondo criteri unitari, le aree per la
balneazione e per i servizi complementari già sottoposte a concessione,
tenendo conto delle aree libere intercluse e prevedendo percorsi pedonali
e ciclabili di raccordo con andamento parallelo alla battigia.
6. I Piani particolareggiati di spiaggia sono approvati dai Comuni previo
parere di conformità alle disposizioni del presente Piano da parte della
Regione; tale parere è espresso entro novanta giorni dalla richiesta.
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Art. 14 - Concessioni demaniali
1. I Comuni rilasciano le concessioni di aree del demanio marittimo sulla
base dei seguenti criteri:
a) rispondenza degli elaborati progettuali allo stato dei luoghi;
b) conformità del progetto agli strumenti comunali ed alle vigenti
normative che regolamentano l’utilizzazione del demanio marittimo;
c) valutazione degli effetti del progetto sull’equilibrio della costa e sulle
opere marittime esistenti;
d) termini di inizio e di fine dei lavori.
2. Il rilascio delle concessioni demaniali per opere che hanno interferenza
con l’equilibrio idraulico del litorale è subordinato al parere vincolante
della Regione, alla quale il Comune deve trasmettere gli elaborati
progettuali ed una scheda tecnica di valutazione.
3. L’estensione lungo la linea di costa di ogni singola concessione
demaniale, riferita agli stabilimenti balneari, non può essere inferiore a
trenta metri e superiore a cento metri. Sono fatte salve le concessioni
rilasciate prima della data di entrata in vigore del presente Piano.
4. Per ogni duecento metri di costa data in concessione deve essere
lasciata libera una fascia di arenile avente una lunghezza del fronte mare
di venti metri, per garantire il libero accesso al mare, fatta salva la
dislocazione delle concessioni rilasciate alla data di entrata in vigore del
presente Piano.
5. E’ vietato il rilascio di nuove concessioni demaniali marittime nelle aree:
a) soggette a movimenti franosi o ad altre pericolosità geologiche;
b) non usufruibili per la presenza di scogliere radenti;
c) soggette a fenomeni erosivi ricorrenti che ne limitano l’utilizzo ai fini
turistico-ricreativi.
6. Il divieto di cui al precedente comma 5 cessa di avere efficacia una volta
terminati gli interventi previsti dal presente Piano, previo accertamento, su
richiesta dell’Amministrazione comunale competente, della cessazione
dei fenomeni erosivi.
7. L’utilizzo delle concessioni demaniali in atto è subordinato all’accertata
sicurezza delle aree oggetto di concessione.
8. La Regione e l’Autorità Marittima, ciascuna nell’ambito delle proprie
competenze, emanano norme per garantire la sicurezza dei bagnanti,
l’organizzazione dei servizi di spiaggia, il decoro e la pulizia dell’arenile.
9. E’ consentito ai Comuni il rilascio di concessioni demaniali marittime per
la costruzione o il recupero di strutture a palafitta, quali bilance, cogolli o
trabocchi, per usi di pesca e tempo libero, a scopi turistico-ricreativo-
culturali volti al recupero ed alla valorizzazione della tradizione marinara
locale, nel rispetto dei Piani Regolatori Portuali e dei Piani
particolareggiati di spiaggia.
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Art. 15 -
Spiagge libere
1. Nelle spiagge libere i Comuni garantiscono il servizio di pulizia dell’arenile
e dei suoi accessi.
2. Nelle spiagge libere balneabili i Comuni garantiscono, oltre al servizio di
cui al comma 1, l’installazione di servizi igienici con strutture di facile
rimozione e le postazioni di salvataggio a mare.
3. Per garantire i servizi di cui ai commi 1 e 2, i Comuni possono stipulare
convenzioni con i titolari delle concessioni balneari oppure con imprese,
società, cooperative e associazioni nel rispetto dei criteri di economicità e
convenienza, facilitando, nei modi ritenuti più opportuni, l’affidamento del
servizio a cooperative ed associazioni che utilizzano personale
diversamente abile, nonché ad organizzazioni di volontariato operanti ai
sensi della legge n. 266/1991 e della legge regionale n. 48/1995.
Art. 16 - Aree per la piccola pesca
1. Allo scopo di favorire e regolamentare la piccola pesca costiera, come
riconosciuta dal D.M. 14 settembre 1999, i Comuni costieri devono
individuare nei loro Piani particolareggiati di spiaggia aree da destinare a
tale attività, in misura adeguata alla consistenza della rispettiva flotta.
2. Le aree di cui al comma 1 debbono essere localizzate in modo da non
interferire con quelle date in concessione per fini turistici e debbono
essere opportunamente segnalate, per evitare disagi agli operatori del
settore e rischi per i bagnanti.
3. Le aree destinate alla piccola pesca debbono essere dotate delle
seguenti strutture primarie:
a) idoneo attracco per i battelli da pesca, corridoi di entrata e uscita
dalla spiaggia e dal mare, spazi di manovra a terra e spazi per le
operazioni di sbarco del prodotto;
b) strutture di facile sgombero a terra, per il ricovero delle barche ed il
rimessaggio delle attrezzature di pesca;
c) idonea struttura per lo stoccaggio e la commercializzazione del
pesce, rispondente alle vigenti normative tecnico-sanitarie, laddove
esistono consistenti attività marinare;
d) l’intera rete degli impianti tecnologici, con particolare attenzione a
quelli necessari per garantire adeguate scorte di acqua potabile;
e) una dotazione sanitaria;
f) adeguati sistemi di smaltimento dei rifiuti, ivi compreso lo
smaltimento di olii, acque oleose e attrezzature di pesca,
prevedendo e individuando specifiche isole ecologiche da gestire ai
sensi della vigente normativa in materia;
g) strutture e punti d’incontro per ospitare e promuovere l’attività di
pescaturismo, laddove questa esiste.
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4. La gestione delle aree per la piccola pesca può essere demandata agli
operatori del settore.
Art. 17 - Accessibilità e visitabilità degli stabilimenti balneari
1. I Comuni assicurano l’accessibilità agli stabilimenti balneari dalla pubblica
via, anche attraverso le spiagge libere esistenti, delle persone con ridotte
o impedite capacità motorie, subordinando il rilascio e il rinnovo delle
concessioni demaniali al rispetto del predetto requisito.
2. I concessionari devono assicurare la visitabilità dei propri stabilimenti e
l’accesso al mare all’interno delle concessioni alle persone con ridotta o
impedita capacità motoria, in attuazione del decreto del Ministero dei
lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236.
3. Agli stabilimenti balneari si applicano, altresì, i criteri per l’attuazione delle
disposizioni di cui all’articolo 23 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 sulla
visitabilità e accessibilità da parte delle persone disabili, emanati dalla
Giunta regionale.
Art. 18 - Valenza turistica
1. La revisione delle classificazioni demaniali avviene con deliberazione
della Giunta regionale, da adottarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore
del presente Piano.
2. L’accertamento dei requisiti relativi all’alta, normale o minore valenza
turistica delle aree avviene secondo i seguenti elementi:
a) caratteristiche fisiche, ambientali e paesaggistiche;
b) sviluppo turistico esistente;
c) stato di balneabilità delle acque;
d) ubicazione e accessibilità degli esercizi e servizi di spiaggia;
e) caratteristiche delle strutture, delle attrezzature e dei servizi.
Art. 19 - Sistema informativo demanio
1. La Regione e i Comuni per l’espletamento degli adempimenti relativi al
demanio marittimo utilizzano, nel rispetto degli indirizzi e delle leggi statali
e in attuazione dell’accordo sottoscritto in data 15 febbraio 2002 tra la
Regione Marche e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le basi di
dati cartografiche ed amministrative nonché le procedure normalizzate del
sistema informativo demanio (SID).
2. Le istanze per il rilascio e il rinnovo delle concessioni demaniali marittime
devono essere formulate utilizzando le procedure e la modulistica
previste dal sistema informativo demanio.
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Art. 20 - Nuove opere in prossimità del demanio marittimo
1. L’autorizzazione prevista dal primo comma dell’articolo 55 del codice
della navigazione è rilasciata dal Comune competente per territorio,
previo parere della Regione. L’autorizzazione non è necessaria quando le
nuove opere sono espressamente previste dagli strumenti urbanistici
generali o particolareggiati dei Comuni costieri.
2. L’estensione della zona di cui al secondo comma dell’articolo 55 del
codice di navigazione è determinata con deliberazione della Giunta
regionale.